2023-03-01
Sentito l’ex uomo dei servizi. Il complotto dell’Autogrill si scioglie tra le mani di Renzi
La Digos interroga Carlo Parolisi, l’agente che riconobbe Marco Mancini in tv. Mentre la Postale acquisirà il cellulare della prof che realizzò foto e video, per spazzare via ogni dubbio.per la presunta diffusione di foto e video «fraudolenti» che avrebbero recato danno alla reputazione del fu Rottamatore e per cui è stata indagata la ormai celebre docente di Viterbo che immortalò con il cellulare (13 foto e due brevi filmati) Renzi e Mancini intenti a parlottare tra di loro tra le 16.21 e le 16.34 del 23 dicembre 2020 all’autogrill di Feronia Est, all’altezza di Fiano romano. La vigilia di Natale la signora condivide le immagini con un amico blogger, il 30 dicembre invia una mail al Fatto Quotidiano senza ottenere risposta e, infine, ad aprile spedisce il materiale alla trasmissione Report dopo aver visto una puntata incentrata su Renzi.Da lì l’attenzione dei giornalisti di Rai 3 si concentra anche su Mancini e questi presenta querela presso la Procura di Ravenna. A questo punto i pm iscrivono un fascicolo per i reati di diffamazione e di rivelazione di segreto di Stato. Quest’ultima ipotesi viene contestata ai giornalisti di Report Giorgio Mottola e Danilo Procaccianti, «perché in concorso con persona ignota», nel servizio del 3 maggio 2021, «rivelavano notizie che dovevano rimanere segrete nell’interesse dello Stato riguardanti la persona e l’immagine di Mancini, all’epoca dirigente della Presidenza del Consiglio». La «persona ignota» e ipotetico complice del reato, in quel momento non identificato, è un ex agente dei servizi, il settantenne Carlo Parolisi, il quale in tv aveva confermato che l’uomo ritratto nelle foto era proprio Mancini. Il procedimento è stato poi trasmesso per competenza territoriale a Roma. Arriviamo così al penultimo atto: mercoledì 22 febbraio la Digos di Roma ha convocato e ascoltato Parolisi come persona informata sui fatti (e non come indagato).Sull’ex 007 ha puntato il dito l’avvocato di Renzi, Luigi Panella, il quale ha anche ricordato ai magistrati che per un libro ritenuto diffamatorio da Mancini, l’autore chiamò come testimone a proprio favore lo stesso Parolisi. Un modo per dire che tra i due ex agenti non correrebbe buon sangue. A quanto risulta alla Verità, i poliziotti, su delega della Procura, non avrebbero rivolto a Parolisi nessuna domanda sui suoi rapporti con la professoressa (che non ci sono mai stati) o sui suoi spostamenti il 23 dicembre 2020 o il 28 aprile 2021, il giorno successivo all’intervista con Report, e sui suoi eventuali contatti (ipotizzati dalla difesa di Renzi) con uomini degli apparati in quelle date. La Digos, secondo le nostre fonti, avrebbe domandato al teste conferma della data dell’intervista, del luogo in cui si è svolta e gli avrebbe domandato se sia stato lui a riconoscere Mancini in video. Gli sarebbe stato pure chiesto se i giornalisti fossero già a conoscenza dell’identità di Mancini. Circostanza confermata dallo stesso Parolisi.La riconoscibilità del volto di Mancini è collegata all’uccisione del dirigente del Sismi (il Servizio per le informazioni e la sicurezza militare) Nicola Calipari durante le concitate fasi finali del sequestro della giornalista Giuliana Sgrena a Baghdad. All’epoca Mancini dirigeva la prima divisione dell’agenzia, quella che si occupava di controterrorismo, controspionaggio e controcriminalità organizzata e gestiva i centri italiani del Sismi.L’allora direttore Nicolò Pollari lo aveva mandato a recuperare in Iraq la Sgrena e un agente ferito, mentre Parolisi, che si trovava ad Abu Dhabi, era stato richiamato a Roma. Parolisi, dopo la morte di Calipari, come da lui stesso dichiarato durante una seduta della commissione parlamentare d’inchiesta sul rapimento e la morte dell’onorevole Aldo Moro, prende il posto per tre mesi del collega ucciso alla guida del dipartimento Ricerca che coordinava i centri esteri e la divisione operazioni.Il giorno dell’arrivo della Sgrena è lui a salire a bordo dell’aereo per gestire lo sbarco dei passeggeri e nell’occasione avrebbe riferito ai colleghi le disposizioni di Pollari che aveva ordinato ai suoi agenti di non scendere a fianco della cronista liberata, ma di rimanere in disparte. Mancini, però, avrebbe disatteso l’ordine venendo così immortalato nello scatto che lo ha reso noto al grande pubblico e ovviamente anche ai giornalisti. Mercoledì Parolisi ha risposto, dunque, a domande che sembrano riguardare solo il procedimento per diffamazione e violazione del segreto di Stato avviato su querela di Mancini. Il fascicolo, separato da quello della professoressa, è ancora alle battute iniziali e i magistrati dovranno valutare se ci siano i presupposti per chiedere il rinvio a giudizio dei giornalisti di Report. La Procura della Capitale, come detto, ha avviato anche un procedimento sull’esposto presentato da Renzi con l’ipotesi di abuso di ufficio e l’installazione di apparecchiature atte a intercettare. La docente, però, è stata iscritta per un altro reato, ha ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini e ha reso un secondo interrogatorio da indagata. Venerdì su richiesta delle parti (rappresentate dall’avvocato Giulio Vasaturo, difensore della professoressa, e dal già citato Panella) la Polizia postale su delega della Procura farà una copia forense del cellulare della donna per verificare che le cose siano andate esattamente come già appurato dalla Digos e cioè che foto e video siano stati realizzati negli orari indicati dai metadati collegati alle immagini, consegnati dalla difesa e confermati dai riscontri sui tabulati. L’avvocato di Renzi punterebbe a recuperare uno scatto della serie dell’autogrill che sarebbe stato cancellato, mentre di un’altra immagine, indicata come foto F, ha chiesto la verifica della «genuinità», in quanto, a giudizio di Panella, avrebbe subito un «intervento di fotomontaggio». Il legale ha contestato anche gli orari degli spostamenti citati dalla donna nelle sue prime dichiarazioni e la descrizione del posizionamento dell’auto al momento degli scatti. Aspetti ritenuti dagli inquirenti del tutto marginali e che non hanno scalfito in nessun modo l’architrave del racconto, che ha retto alle verifiche degli investigatori e alle domande dei magistrati. In Procura nessuno crede ai complotti né tanto meno che a fare le foto non sia stata la professoressa, della quale sono stati controllati i tabulati telefonici dall’1 dicembre 2020 al giugno del 2021 senza che sia emerso alcunché di sospetto. E allora perché fare questi ulteriori accertamenti? Per spazzare dal campo ogni possibile dubbio, come espressamente sollecitato dallo stesso difensore della docente, ed evitare che Renzi e Mancini possano continuare a paventare, anche a livello mediatico, ipotesi di inesistenti complotti. Per questo, devono aver pensato a Piazzale Clodio, meglio una verifica in più che una in meno.Ha collaborato Paolo Gianlorenzo
Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa (Ansa)
Protagonista di questo numero è l’atteso Salone della Giustizia di Roma, presieduto da Francesco Arcieri, ideatore e promotore di un evento che, negli anni, si è imposto come crocevia del mondo giuridico, istituzionale e accademico.
Arcieri rinnova la missione del Salone: unire magistratura, avvocatura, politica, università e cittadini in un confronto trasparente e costruttivo, capace di far uscire la giustizia dal linguaggio tecnico per restituirla alla società. L’edizione di quest’anno affronta i temi cruciali del nostro tempo — diritti, sicurezza, innovazione, etica pubblica — ma su tutti domina la grande sfida: la riforma della giustizia.
Sul piano istituzionale spicca la voce di Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, che individua nella riforma Nordio una battaglia di civiltà. Separare le carriere di giudici e pubblici ministeri, riformare il Consiglio superiore della magistratura, rafforzare la terzietà del giudice: per Balboni sono passaggi essenziali per restituire equilibrio, fiducia e autorevolezza all’intero sistema giudiziario.
Accanto a lui l’intervento di Cesare Parodi dell’Associazione nazionale magistrati, che esprime con chiarezza la posizione contraria dell’Anm: la riforma, sostiene Parodi, rischia di indebolire la coesione interna della magistratura e di alterare l’equilibrio tra accusa e difesa. Un dialogo serrato ma costruttivo, che la testata propone come simbolo di pluralismo e maturità democratica. La prima pagina di Giustizia è dedicata inoltre alla lotta contro la violenza di genere, con l’autorevole contributo dell’avvocato Giulia Buongiorno, figura di riferimento nazionale nella difesa delle donne e nella promozione di politiche concrete contro ogni forma di abuso. Buongiorno denuncia l’urgenza di una risposta integrata — legislativa, educativa e culturale — capace di affrontare il fenomeno non solo come emergenza sociale ma come questione di civiltà. Segue la sezione Prìncipi del Foro, dedicata a riconosciuti maestri del diritto: Pietro Ichino, Franco Toffoletto, Salvatore Trifirò, Ugo Ruffolo e Nicola Mazzacuva affrontano i nodi centrali della giustizia del lavoro, dell’impresa e della professione forense. Ichino analizza il rapporto tra flessibilità e tutela; Toffoletto riflette sul nuovo equilibrio tra lavoro e nuove tecnologie; Trifirò richiama la responsabilità morale del giurista; Ruffolo e Mazzacuva parlano rispettivamente di deontologia nell’era digitale e dell’emergenza carceri. Ampio spazio, infine, ai processi mediatici, un terreno molto delicato e controverso della giustizia contemporanea. L’avvocato Nicodemo Gentile apre con una riflessione sui femminicidi invisibili, storie di dolore taciuto che svelano il volto sommerso della cronaca. Liborio Cataliotti, protagonista della difesa di Wanna Marchi e Stefania Nobile, racconta invece l’esperienza diretta di un processo trasformato in spettacolo mediatico. Chiudono la sezione l’avvocato Barbara Iannuccelli, parte civile nel processo per l’omicidio di Saman, che riflette sulla difficoltà di tutelare la dignità della vittima quando il clamore dei media rischia di sovrastare la verità e Cristina Rossello che pone l’attenzione sulla privacy di chi viene assistito.
Voci da angolature diverse, un unico tema: il fragile equilibrio tra giustizia e comunicazione. Ma i contributi di questo numero non si esauriscono qui. Giustizia ospita analisi, interviste, riflessioni e testimonianze che spaziano dal diritto penale all’etica pubblica, dalla cyber sicurezza alla devianza e criminalità giovanile. Ogni pagina di Giustizia aggiunge una tessera a un mosaico complessivo e vivo, dove il sapere incontra l’esperienza e la passione civile si traduce in parola scritta.
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Terry Rozier (Getty Images)
L’operazione Royal Flush dell’Fbi coinvolge due nomi eccellenti: la guardia dei Miami Heat Terry Rozier e il coach dei Portland Trail Blazers Chauncey Billups, accusati di frode e riciclaggio in un vasto giro di scommesse truccate e poker illegale gestito dalle storiche famiglie mafiose.