Federica Angelini (comitato Ascoltami): «Bisogna istituire una commissione parlamentare che indaghi. In migliaia ci siamo fidati di questo Stato che ci ha abbandonati». Un medico del lavoro: «Il 30% dei miei pazienti è stato male dopo l’iniezione».
Federica Angelini (comitato Ascoltami): «Bisogna istituire una commissione parlamentare che indaghi. In migliaia ci siamo fidati di questo Stato che ci ha abbandonati». Un medico del lavoro: «Il 30% dei miei pazienti è stato male dopo l’iniezione».«Chiediamo con forza che venga istituita al più presto una commissione d’inchiesta parlamentare sui vaccini, non si può più ignorare quello che sta accadendo»: è l’appello ufficiale che Federica Angelini, fondatrice del Comitato Ascoltami, che riunisce oltre 1.500 danneggiati, ha fatto pochi giorni fa in occasione del primo convegno organizzato da chi, dopo il vaccino contro il Covid, si è ritrovato da essere completamente sano a malato, nella più totale indifferenza delle istituzioni. «È più di un anno che noi danneggiati chiediamo semplicemente di essere ascoltati, abbiamo fatto il vaccino, ci siamo fidati della scienza, ci siamo fidati di chi diceva che con una puntura saremmo usciti dalla pandemia, ma adesso la scienza e tutti quelli che invitavano a gran voce a iniettarsi un siero ancora sperimentale, dove sono? Esigiamo delle risposte». Nelle parole di Angelini c’è una profonda indignazione, quella di chi, dopo più di un anno, continua a stare male, a pagarsi visite ed esami medici di tasca propria, senza alcun tipo di aiuto o considerazione da parte dello Stato. Eppure, ormai, i casi di reazioni avverse sono all’ordine del giorno: il Comitato Ascoltami quotidianamente riceve nuove adesioni perché, se prima i danni venivano provocati dalle prime dosi, adesso si aggiungono i disturbi causati dalle seconde e terze inoculazioni e pian piano anche dalle quarte. Tutto questo, però, contrasta nettamente con i dati dell’Aifa, fermi a mesi addietro, dai quali sembra che la situazione non sia così preoccupante. «Il vero problema è che non abbiamo dati affidabili, perché la farmacovigilanza sugli effetti avversi è ancora di tipo passivo», ci spiega il dottor Attilio Cavezzi, chirurgo vascolare tra i primi ad aver assistito i danneggiati soprattutto per quanto riguarda l’aspetto delle trombosi. «Tutte le piattaforme utilizzate per raccogliere i dati, anche a livello internazionale, non permettono di capire la reale portata di questo fenomeno, i casi sono sottostimati e ne ho persino conferme dirette dato che vedo ancora molti medici di famiglia continuare a essere riluttanti a segnalare gli effetti indesiderati. Se non ci sono le segnalazioni, come si può capire quello che sta succedendo realmente?». Cavezzi ha seguito fin da subito i casi di trombosi confluiti nel Comitato, alcune volte ha persino «predetto» che ci sarebbe stata una reazione avversa, perché dalle analisi c’era un alto rischio, ma i pazienti si sono dovuti vaccinare lo stesso. «Purtroppo non ci sono delle linee guida da rispettare, la vaccinazione viene messa al di sopra di qualsiasi rischio, sembra che ci sia stato un vero e proprio addormentamento delle coscienze dei medici che non vogliono riconoscere questo problema». E in tema di dati ci sono specialisti che hanno deciso di cercare autonomamente delle risposte, in mancanza di quelle ufficiali. «Faccio il medico del lavoro da tanto tempo», ci dice la dottoressa Margherita Savini, «questo significa che, ogni anno, visito i miei pazienti annotando tutte le loro patologie. Da settembre scorso, però, ho incominciato ad assistere a un fenomeno preoccupante: sempre più persone, prima completamente in salute, si presentavano nel mio studio con delle patologie. Pian piano ho iniziato ad associare questi disturbi al vaccino e così ho cercato di capire quello che stava succedendo, anche perché io stessa ho avuto dei forti disturbi dopo la vaccinazione. E così, analizzando le cartelle cliniche, ho trovato un dato davvero impressionante: in pratica il 30% dei miei pazienti sani, che da più di dieci anni non avevano mai avuto patologie, iniziavano a star male come conseguenza della puntura che avrebbe dovuto proteggerli contro il Covid e la cosa più drammatica è che con l’aumentare delle vaccinazioni, stanno aumentando i casi». Una percentuale altissima, il 30%, che di certo non può e non deve essere ignorata. La consapevolezza di tutto questo ha spinto la dottoressa Savini a esporsi in prima persona durante una riunione dell’Ordine dei medici di Venezia, di cui fa parte, chiedendo ai suoi colleghi se fosse normale continuare a ignorare tutto quello che stava e che sta accadendo. «Troppi medici non hanno ancora consapevolezza», ci dice, «tendono a minimizzare, preferiscono non vedere, obbediscono ciecamente alle indicazioni che ci vengono date dall’alto, dai vertici del sistema anche se, ormai per me è evidente, molte delle scelte fatte non servono e non sono servite a tutelare la salute dell’essere umano».Così come aumentano i danneggiati dal vaccino, cresce anche il numero dei medici che scelgono di ribellarsi alla vaccinazione indiscriminata, come Mauro Mantovani, biologo e ricercatore specializzato nel sistema immunitario. «Il rischio-beneficio non è un concetto assoluto», sottolinea, «deve essere valutato per ogni singola persona, non ha senso vaccinare chi ha una elevata probabilità di essere danneggiato molto di più dalla puntura che dal Covid, e gli esami per poter fare questa valutazione ci sono tutti, solo che non vengono minimamente presi in considerazione». Appare quindi evidente che, forse, c’era una maniera per evitare che succedesse tutto questo e soprattutto adesso la macchina delle vaccinazioni che producono più danni che benefici può ancora essere fermata. È proprio per questo che Federica Angelini ha deciso di chiedere la commissione parlamentare di inchiesta. «La verità sta venendo a galla, non può essere più sepolta dalla menzogna. È necessario che si indaghi su tutto quello che poteva essere evitato, proprio per bloccare questa spirale negativa, in cui i danneggiati non hanno perso solo la salute, ma anche la dignità di malati».
Nel 2025 la Bce ha tagliato di 1 punto gli interessi, ma i prestiti casa sono diventati più cari. Su un fisso (9 su 10 lo preferiscono al variabile) da 150.000 euro a 25 anni il salasso è di 600 euro all’anno. Motivo? I mercati non credono possano esserci altre sforbiciate.
La Bce taglia i tassi o comunque non li aumenta e i mutui per comprare casa sono sempre più cari. È questo il paradossale fenomeno con il quale devono fare i conti le famiglie italiane che hanno deciso di indebitarsi pur di coronare il sogno di una vita: l’abitazione di proprietà. Tanto per intenderci: nel 2025, la Banca Centrale Europea ha limato per quattro volte il costo del denaro portandolo dal 3 al 2%. Si poteva sperare in qualcosa in più soprattutto con un Europa che cresce a ritmi lentissimi e con un’inflazione tutto sommato stabile, ma tant’è.
Le fake news russe diventano la scusa per varare il Democracy shield, l’ente per la «resilienza democratica» con cui l’Europa si arrogherà il diritto di controllare l’informazione. Che già influenza coi soldi a tv e giornali.
La Commissione europea si prepara a sferrare un attacco frontale contro quella che definisce «disinformazione» e «ingerenza straniera», ma i suoi piani sollevano gravi interrogativi sulla libertà di espressione dell’Unione. L’iniziativa, presentata come il nuovo «Scudo europeo per la democrazia» (Democracy shield), viene lanciata oggi a Bruxelles. Al centro di questo piano c’è la proposta di istituire una nuova struttura, il Centro europeo per la resilienza democratica, presentata come un polo per coordinare gli sforzi tra l’Ue e i Paesi membri contro attacchi ibridi di disinformazione provenienti, in particolare, da attori stranieri come la Russia.
Antonio Chiappani (Ansa)
Proteste in commissione Covid per l’audizione di Antonio Chiappani, il procuratore che indagò Conte e Speranza per epidemia colposa. Lui cita il codice penale: non impedire un evento evitabile equivale a cagionarlo.
Ancora una volta gli auditi proposti dalla maggioranza sono puntualmente contestati dall’opposizione. Succede in commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria Covid. Ieri, a essere ascoltato era Antonio Chiappani, già procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Bergamo. «Sono qui per rappresentare tutte le criticità della prima fase della pandemia», ha spiegato più volte il magistrato, elencando le conseguenze del mancato aggiornamento e della non attuazione del piano del 2006. Apriti cielo. Il deputato Alfonso Colucci del M5s ha strepitato che «non è il caso di rifare il processo a Conte e Speranza», e che Chiappani avrebbe definito «sbagliato il provvedimento del tribunale dei ministri» mentre «le tesi dell’accusa si sono rivelate un buco nell’acqua».
2025-11-12
Viale Papiniano, il cantiere finisce sotto sequestro: per la Procura è nuova costruzione abusiva
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Dopo le inchieste dell’estate scorsa, arriva il provvedimento della magistratura: bloccato il palazzo di otto piani che avevamo raccontato su La Verità. Secondo i pm, dietro la Scia di ristrutturazione si nascondeva un intervento fuori scala, privo di piano attuativo e permesso di costruire.
In agosto era soltanto uno dei tanti cantieri finiti sui tavoli della procura di Milano tra le decine di filoni dell'inchiesta urbanistica. Oggi, quelle carte sono diventate un fascicolo giudiziario. E' stato disposto il sequestro preventivo dell’area di viale Papiniano 48, dove la società Papiniano 48 Srl stava realizzando un edificio residenziale di otto piani e due interrati al posto di un vecchio laboratorio commerciale di tre piani.
Secondo il decreto firmato il 10 novembre dal pubblico ministero Giovanna Cavalleri, con la co-firma del sostituto Luisa Baima Bollone e coordinanti dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, si tratta a tutti gli effetti «di una nuova costruzione in assenza di valido titolo edilizio». Il provvedimento, emesso d’urgenza, ordina il blocco immediato dei lavori «per evitare l’aggravamento delle conseguenze del reato e l’ulteriore avanzamento dell’edificio abusivo».
Gli indagati sono Mauro Colombo, direttore dei lavori e progettista, e Salvatore Murè, amministratore unico della Papiniano 48 Srl e della Murè Costruzioni. Entrambi sono accusati di lottizzazione abusiva e costruzione senza permesso di edificare, in violazione del Testo unico dell’edilizia.
La storia del cantiere — già raccontata questa estate dalla Verità — era iniziata con una Scia edilizia (Segnalazione certificata di inizio attività) presentata nel 2021 come “ristrutturazione con demolizione e ricostruzione”. In realtà, scrive la Procura, l’intervento “consiste nella demolizione integrale di un fabbricato e nella costruzione di un nuovo edificio di otto piani fuori terra e due interrati, con caratteristiche morfologiche e volumetriche completamente diverse”.
In altre parole: non un recupero, ma una nuova costruzione. E non una qualsiasi. L’immobile, una volta completato, avrebbe superato i 25 metri di altezza e i 3 metri cubi per metro quadrato di densità, soglie che — spiega il decreto — obbligano per legge a un piano attuativo o una lottizzazione convenzionata. Nessuno dei due strumenti era stato approvato.
Il Comune di Milano aveva già sospeso i lavori nel maggio 2024, rilevando «caratteristiche dimensionali e morfologiche eccedenti i limiti consentiti» e avviando un procedimento di annullamento d’ufficio della Scia. La società, tuttavia, ha ripreso il cantiere nell’autunno di quest’anno, dopo aver tentato — invano — di trasformare la pratica in un permesso di costruire convenzionato tramite un accordo con Palazzo Marino.
Il 16 ottobre scorso la Papiniano 48 Srl ha comunicato la ripresa dei lavori “a prescindere dall’esito del procedimento”, e pochi giorni dopo gli agenti della Polizia Locale hanno documentato la gettata del primo piano in cemento armato. Da qui l’intervento urgente della Procura.
Nel decreto si parla esplicitamente di una vicenda “sovrapponibile” ad altri cantieri già finiti sotto sequestro — come quelli di via Crescenzago e via Cancano — e di una “prassi illegittima” consolidata negli anni, in cui opere edilizie ad alto impatto urbanistico venivano impropriamente qualificate come ristrutturazioni per evitare piani attuativi e permessi di costruire.
La Procura ricorda anche la circolare comunale del 2023, sospesa la scorsa primavera, che aveva aperto la strada a interpretazioni “elastiche” dell’articolo 41-quinquies della legge urbanistica, quello che impone limiti di altezza e densità. «Tale disposizione — scrivono i magistrati — esprime un principio fondamentale della pianificazione, non derogabile da circolari o leggi regionali».
Il terreno di viale Papiniano 48, inoltre, è sottoposto a vincolo paesaggistico e rientra nel “Nucleo di Antica Formazione” del Comune, oltre che nel vincolo regionale “Naviglio Grande – Nucleo rurale di interesse paesaggistico”. Per la Procura, la trasformazione dell’area «comporta una lesione irreversibile dei beni tutelati dalla normativa urbanistica e ambientale».
L’edificio preesistente era basso, a uso commerciale, compatibile con il tessuto storico. Il nuovo, con otto piani e due interrati, cambierebbe completamente la morfologia dell’isolato.
Il sequestro di viale Papiniano arriva in un momento cruciale per l’amministrazione milanese, ancora alle prese con le inchieste sull’urbanistica che hanno toccato anche dirigenti comunali, professionisti e imprenditori. La stessa delibera di Giunta del maggio 2025 — citata nel decreto — era nata per fare chiarezza dopo mesi di indagini e polemiche.
Ora, con questo nuovo provvedimento, la magistratura sembra consolidare una linea: la stagione delle “Scia creative” è finita.
E quel palazzo che in agosto sembrava solo “troppo alto per essere vero” diventa oggi un simbolo giudiziario del nuovo corso milanese, dove i confini tra ristrutturazione e nuova costruzione non sono più soltanto una questione tecnica, ma un banco di prova per la legalità urbanistica della città.
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