2020-01-08
Come sfuggire ai contratti capestro evitando di ritrovarsi in bolletta
Rompere con i gestori di utenze telefoniche o dell'energia è complicato e costoso. Scarsa trasparenza, labirintica ricerca di moduli nei siti internet, farraginosità del recesso. L'intervento di Agcom e Antitrust.«Ho dato disdetta alla mia televisione a pagamento dopo 10 anni e mi hanno addebitato una penale per uscita anticipata e una penale Fastweb, che non ho mai disdetto. Non credete assolutamente a quello che raccontano in tv che si può disdire quando si vuole...». Già: oggi abbonarsi è facile. Ma rompere il contratto è complicato e costoso, come testimoniano le migliaia di lettere inviate da clienti esasperati alle associazioni di consumatori. Nel mirino in particolare le compagnie telefoniche, che già hanno provato a «fregare» i consumatori con le bollette ogni 28 giorni (facendo così pagare un mese in più) e ora annunciano una raffica di aumenti. Ma se si vuole cambiare gestore, le aziende cercano di trasformare l'operazione di disdetta in una labirintica ricerca di moduli all'interno dei siti internet, costringendo gli utenti a scrivere raccomandate o a ripescare in soffitta le scatole di vecchi modem da riportare «come nuovi» nei negozi di telefonia. […] Come rivela un'indagine condotta dal sito facile.it, che mette a confronto tariffe, mutui e polizze, tra il 5 e il 18 per cento di chi abbandona un operatore lo fa perché lamenta «scarsa trasparenza» o per le politiche insoddisfacenti dell'azienda. Difetti che vengono confermati se non aggravati nel momento del divorzio. «Alla nostra organizzazione arrivano decine di migliaia di reclami che riguardano il diritto di recesso o la disdetta dei contratti» dice Danilo Mimmi, coordinatore dell'area giuridico-fiscale di Altroconsumo. «Avendo un maggior numero di clienti, le società telefoniche sono le più bersagliate dalle proteste, seguite dai fornitori di energia e dai servizi venduti su internet». I reclami riguardano in primo luogo la difficoltà di recedere da un servizio che è diverso da quanto ci si aspettava […]. Quando il consumatore si rende conto di aver commesso uno sbaglio e vuole recedere dal contratto, non dovrebbe incontrare particolari ostacoli, in particolare entro i 14 giorni dall'adesione […]. In altre parole, se l'utente ha sottoscritto un contratto con una telefonata o con un clic, deve poter recedere con una telefonata o con un clic. «Invece le aziende spesso pretendono ancora l'invio di raccomandate, addirittura con ricevuta di ritorno» sottolinea Mimmi. […] Oltre alla farraginosità del recesso entro i 14 giorni, i consumatori puntano l'indice contro il malcostume dell'abbonamento scontato che poi diventa carissimo. Di che cosa si tratta? Semplice: il cliente aderisce a un'offerta che viene presentata di solito in modo poco chiaro, pagando un prezzo nettamente inferiore a quello standard. Cessata la fase promozionale, il prezzo si impenna e se l'abbonato vuole uscire, scopre di aver firmato un contratto biennale: per chiuderlo deve pagare una penale particolarmente salata. […]Un altro fronte riguarda il cambio delle condizioni contrattuali da parte del gestore: il cliente ha diritto di disdire il contratto senza pagare alcuna penale, ma questa informazione non viene comunicata in modo chiaro. E poi c'è la complicazione di restituire o di ripagare l'hardware delle compagnie telefoniche o degli operatori tv: un tema su cui è intervenuta l'Autorità garante delle comunicazioni che da quest'anno ha proclamato la «libertà di modem», ovvero la possibilità di usare un terminale diverso da quello imposto dagli operatori telefonici. Un'indagine sul campo condotta da Altroconsumo in una quindicina di punti vendita di sei aziende (Fastweb, Tim, Tiscali, Tre, Vodafone e Wind) ha mostrato però che non sempre gli addetti alla vendita rispettano la normativa […].Di fronte all'aggressività delle imprese, l'Agcom è scesa in campo più volte: nel 2018 ha introdotto una nuova disciplina sui recessi anticipati e, come spiegano all'Autorità, «oltre a imporre agli operatori precisi obblighi di informazione e comunicazione, le linee guida chiariscono che le spese devono essere commisurate al valore del contratto e ai costi sostenuti dall'azienda e non possono eccedere il canone medio mensile; il piano di rateizzazione di un prodotto o un servizio offerto insieme al servizio principale non può eccedere i 24 mesi e, in caso di recesso anticipato, l'operatore è tenuto a concedere agli utenti di scegliere fra il pagamento delle rate residue in un'unica soluzione o il rispetto della rateizzazione». […]L'Agcom ha dovuto anche adottare alcuni provvedimenti di diffida e sanzionare chi non rispettava la normativa che obbliga le imprese a rendere possibile la chiusura anticipata del contratto non solo tramite raccomandata, ma via web, con il telefono o nei punti vendita delle società. […] Anche l'Antitrust è intervenuta in difesa degli abbonati «gabbati». Lo scorso febbraio ha inflitto a Sky una multa da 7 milioni di euro per pubblicità ingannevole e pratica aggressiva in quanto «ha esercitato un indebito condizionamento nei confronti dei clienti abbonati al pacchetto Sky calcio, i quali, a fronte di una rilevante ridefinizione dei suoi contenuti (riduzione del 30 per cento delle partite di serie A e cancellazione dell'intero torneo di serie B) non sono stati posti nella condizione di poter assumere liberamente una decisione in merito al mantenimento o meno del pacchetto […]».In compenso, i nuovi protagonisti dell'intrattenimento via web, come Netflix, Spotify e Dazn, hanno un approccio molto più trasparente con gli abbonati e consentono di lasciare facilmente il loro servizio. Una strategia che paga: si entra più volentieri in un negozio dal quale è facile uscire, no?