Via libera di Francoforte a un aumento di capitale per otto volte il valore della banca. Il Tesoro verserà 1,6 miliardi dei 2,5 necessari. Per la somma rimanente si teme l’effetto Saipem, con il flop delle adesioni.
Via libera di Francoforte a un aumento di capitale per otto volte il valore della banca. Il Tesoro verserà 1,6 miliardi dei 2,5 necessari. Per la somma rimanente si teme l’effetto Saipem, con il flop delle adesioni.Via libera della Bce al rafforzamento patrimoniale del Monte dei Paschi, che così potrà chiederne l’approvazione ai soci nell’assemblea fissata per il prossimo 15 settembre. L’ok di Francoforte all’aumento di capitale si aggiunge al completamento dell’iter autorizzativo da parte di Dg Competition, arrivato a inizio agosto. I proxy advisor Glass Lewis e Iss, nei giorni scorsi, hanno raccomandato agli azionisti di votare a favore dell’operazione, che comunque corrisponde a circa otto volte l’attuale capitalizzazione di mercato della società (ieri 304 miliardi). Servono infatti 2,5 miliardi per traghettare Mps verso la privatizzazione e per sostenere un piano industriale che stima 820 milioni di costi di ristrutturazione e 350 milioni di investimenti in It. Di questi, 1,6 miliardi li dovrà mettere sul piatto il Tesoro, come azionista con il 64%, mentre le banche del nutrito consorzio di garanzia, che ha visto di recente quattro nuovi ingressi, si sono impegnate fino a un massimo di 900 milioni.L’obiettivo dell’ad Luigi Lovaglio è quello di completare l’aumento tra fine ottobre e inizio novembre, qualora «le condizioni del mercato lo consentano», si legge comunque nei documenti assembleari dell’istituto senese. La scindibilità dell’aumento, emersa nella relazione semestrale, permette che sia valido anche se non sottoscritto integralmente. Sul mercato si teme anche un effetto Saipem, che aveva lanciato un aumento da 2 miliardi, quindi iperdiluitivo per la società, chiuso con appena il 70% delle adesioni. Senza dimenticare il «cigno nero» del quadro macro carico di tensioni e delle incertezze sul governo italiano legate al voto. Lovaglio si è dichiarato convinto che Mps - indipendentemente da chi sarà il nuovo inquilino di Palazzo Chigi - possa essere un buon investimento, alla luce di un piano industriale che promette un utile pre tasse di 700 milioni nel 2024, dopo un consistente taglio al costo del lavoro. A Siena il banchiere potrebbe contare sul sostegno di qualche vecchio compagno di strada nel Creval, come il fondo Algebris di Davide Serra o su quello dei partner industriali nella bancassicurazione (Axa) e nel risparmio gestito (Anima). Ma è chiaro che gli umori degli investitori soprattutto istituzionali, le cui valutazioni potrebbero risentire del contesto politico, saranno decisivi affinché l’accordo di pre sottoscrizione firmato da otto banche si trasformi in un consorzio che possa garantire l’inoptato. Nel frattempo, è partito il confronto tra la banca senese e i sindacati sulla revisione del modello organizzativo del Monte, necessaria per rimodellare le strutture e l’operatività di Siena al ridimensionamento degli organici previsto dal piano industriale. Gli interventi, spiega un documento dell’istituto, «si concentrano sulla revisione degli assetti e su una migliore riallocazione delle risorse, in ottica di chiara assegnazione di responsabilità, avvicinamento delle strutture al territorio ed alla clientela e rapidità dei processi decisionali». In particolare, la manovra prevede «l’adeguamento dell’assetto organizzativo» delle strutture centrali «funzionali all’ottimizzazione dell’equilibrio degli organici Centro/Rete» e «modifiche agli assetti delle filiali e dei Centri specialistici». Dalle strutture centrali usciranno circa 1.700 risorse, di cui 410 saranno riqualificate, mentre la rete commerciale subirà un taglio di 2.100 risorse, emerge dal documento. Mps, ricordiamolo, ha già raggiunto un accordo con i sindacati per 3.500 uscite incentivate entro novembre, con una spesa una tantum stimata in 800 milioni che verrà finanziata con l’aumento di capitale e risparmi annui stimati in 270 milioni. Più che una nuova organizzazione, al Monte serve però chiudere in fretta l’aumento di capitale anche per approfittare del fatto che, almeno fino a metà novembre, a reggere il dicastero dell’Economia ci sarà Daniele Franco. E in particolare il direttore generale sarà Alessandro Rivera, l’uomo che dovrà garantire la fiche da 1,6 miliardi promessa sul piatto dal Mef. Nonostante il semaforo verde della Bce, per il Monte in Borsa - ma anche tutti gli altri titoli bancari - ieri è stata una seduta da dimenticare. Complice l’escalation della tensione sul gas che ha scosso i listini e anche i movimenti dei titoli di Stato con il Btp sotto pressione e vicino a un rendimento del 4% sulla scadenza di 10 anni, il titolo Mps ha lasciato sul terreno di Piazza Affari il 4,7% a 0,30 euro. Negli ultimi sei mesi le azioni del Montepaschi hanno fatto registrare una performance del -61,2%, mentre nell’ultimo anno il calo è stato di quasi il 72%.
Johann Chapoutot (Wikimedia)
Col saggio «Gli irresponsabili», Johann Chapoutot rilegge l’ascesa del nazismo senza gli occhiali dell’ideologia. E mostra tra l’altro come socialdemocratici e comunisti appoggiarono il futuro Führer per mettere in crisi la Repubblica di Weimar.
«Quella di Weimar è una storia così viva che resuscita i morti e continua a porre interrogativi alla Germania e, al di là della Germania, a tutte le democrazie che, di fronte al periodo 1932-1933, a von Papen e Hitler, ma anche a Schleicher, Hindenburg, Hugenberg e Thyssen, si sono trovate a misurare la propria finitudine. Se la Grande Guerra ha insegnato alle civiltà che sono mortali, la fine della Repubblica di Weimar ha dimostrato che la democrazia è caduca».
(Guardia di Finanza)
I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, grazie a una capillare attività investigativa nel settore della lotta alla contraffazione hanno sequestrato oltre 10.000 peluches (di cui 3.000 presso un negozio di giocattoli all’interno di un noto centro commerciale palermitano).
I peluches, originariamente disegnati da un artista di Hong Kong e venduti in tutto il mondo dal colosso nella produzione e vendita di giocattoli Pop Mart, sono diventati in poco tempo un vero trend, che ha generato una corsa frenetica all’acquisto dopo essere stati indossati sui social da star internazionali della musica e del cinema.
In particolare, i Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego, attraverso un’analisi sulla distribuzione e vendita di giocattoli a Palermo nonché in virtù del costante monitoraggio dei profili social creati dagli operatori del settore, hanno individuato sette esercizi commerciali che disponevano anche degli iconici Labubu, focalizzando l’attenzione soprattutto sul prezzo di vendita, considerando che gli originali, a seconda della tipologia e della dimensione vengono venduti con un prezzo di partenza di circa 35 euro fino ad arrivare a diverse migliaia di euro per i pezzi meno diffusi o a tiratura limitata.
A seguito dei preliminari sopralluoghi effettuati all’interno dei negozi di giocattoli individuati, i finanzieri ne hanno selezionati sette, i quali, per prezzi praticati, fattura e packaging dei prodotti destavano particolari sospetti circa la loro originalità e provenienza.
I controlli eseguiti presso i sette esercizi commerciali hanno fatto emergere come nella quasi totalità dei casi i Labubu fossero imitazioni perfette degli originali, realizzati con materiali di qualità inferiore ma riprodotti con una cura tale da rendere difficile per un comune acquirente distinguere gli esemplari autentici da quelli falsi. I prodotti, acquistati senza fattura da canali non ufficiali o da piattaforme e-commerce, perlopiù facenti parte della grande distribuzione, venivano venduti a prezzi di poco inferiori a quelli praticati per gli originali e riportavano loghi, colori e confezioni del tutto simili a questi ultimi, spesso corredati da etichette e codici identificativi non conformi o totalmente falsificati.
Questi elementi, oltre al fatto che in alcuni casi i negozi che li ponevano in vendita fossero specializzati in giocattoli originali di ogni tipo e delle più note marche, potevano indurre il potenziale acquirente a pensare che si trattasse di prodotti originali venduti a prezzi concorrenziali.
In particolare, in un caso, l’intervento dei Baschi Verdi è stato effettuato in un negozio di giocattoli appartenente a una nota catena di distribuzione all’interno di un centro commerciale cittadino. Proprio in questo negozio è stato rinvenuto il maggior numero di pupazzetti falsi, ben 3.000 tra esercizio e magazzino, dove sono stati trovati molti cartoni pieni sia di Labubu imbustati che di scatole per il confezionamento, segno evidente che gli addetti al negozio provvedevano anche a creare i pacchetti sorpresa, diventati molto popolari proprio grazie alla loro distribuzione tramite blind box, ossia scatole a sorpresa, che hanno creato una vera e propria dipendenza dall’acquisto per i collezionisti di tutto il mondo. Tra gli esemplari sequestrati anche alcune copie più piccole di un modello, in teoria introvabile, venduto nel mese di giugno a un’asta di Pechino per 130.000 euro.
Soprattutto in questo caso la collocazione all’interno di un punto vendita regolare e inserito in un contesto commerciale di fiducia, unita alla cura nella realizzazione delle confezioni, avrebbe potuto facilmente indurre in errore i consumatori convinti di acquistare un prodotto ufficiale.
I sette titolari degli esercizi commerciali ispezionati e destinatari dei sequestri degli oltre 10.000 Labubu falsi che, se immessi sul mercato avrebbero potuto fruttare oltre 500.000 euro, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per vendita di prodotti recanti marchi contraffatti.
L’attività s’inquadra nel quotidiano contrasto delle Fiamme Gialle al dilagante fenomeno della contraffazione a tutela dei consumatori e delle aziende che si collocano sul mercato in maniera corretta e che, solo nell’ultimo anno, ha portato i Baschi Verdi del Gruppo P.I. di Palermo a denunciare 37 titolari di esercizi commerciali e a sequestrare oltre 500.000 articoli contraffatti, tra pelletteria, capi d’abbigliamento e profumi recanti marchi delle più note griffe italiane e internazionali.
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Stefano Arcifa
Parla il neopresidente dell’Aero Club d’Italia: «Il nostro Paese primeggia in deltaplano, aeromodellismo, paracadutismo e parapendio. Rivorrei i Giochi della gioventù dell’aria».
Per intervistare Stefano Arcifa, il nuovo presidente dell’Aero Club d’Italia (Aeci), bisogna «intercettarlo» come si fa con un velivolo che passa alto e veloce. Dalla sua ratifica da parte del governo, avvenuta alla fine dell’estate, è sempre in trasferta per restare vicino ai club, enti federati e aggregati, che riuniscono gli italiani che volano per passione.
Arcifa, che cos’è l’Aero Club d’Italia?
«È il più antico ente aeronautico italiano, il riferimento per l’aviazione sportiva e turistica italiana, al nostro interno abbracciamo tutte le anime di chi ha passione per ciò che vola, dall’aeromodellismo al paracadutismo, dagli ultraleggeri al parapendio e al deltaplano. Da noi si insegna l’arte del volo con un’attenzione particolare alla sicurezza e al rispetto delle regole».
Riccardo Molinari (Ansa)
Il capogruppo leghista alla Camera: «Stiamo preparando un pacchetto sicurezza bis: rafforzeremo la legittima difesa ed estenderemo la legge anti sgomberi anche alla seconda casa. I militari nelle strade vanno aumentati».
«Vi racconto le norme in arrivo sul comparto sicurezza, vogliamo la legittima difesa “rinforzata” e nuove regole contro le baby gang. L’esercito nelle strade? I soldati di presidio vanno aumentati, non ridotti. Landini? Non ha più argomenti: ridicolo scioperare sulla manovra».
Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, la Cgil proclama l’ennesimo sciopero generale per il 12 dicembre.
«Non sanno più di cosa parlare. Esaurito il filone di Gaza dopo la firma della tregua, si sono gettati sulla manovra. Ma non ha senso».






