2021-06-24
«Un basista ha coperto 30 anni di furti in Rai»
Il racconto del direttore Canone della tv di Stato alla Vigilanza: da Guttuso a De Chirico, decine di capolavori spariti da un giorno all'altro nel silenzio generale. «Alcuni erano ingombranti: i ladri aiutati dall'interno».L'ultimo a scomparire è stato un cactus. Non era un'opera d'arte ma ne aveva tutta l'aria. Gigantesco (alto più di due metri), scostante, appuntito, ha fatto un figurone dell'ufficio di Carlo Verdelli dal 2015 a fine 2017, periodo che l'ex «direttore partigiano» di Repubblica ha trascorso invano in viale Mazzini nel tentativo di raddrizzare le banane di un'azienda irriformabile. Verdelli e il cactus erano arrivati praticamente insieme, all'insaputa l'uno dell'altro. «Mai capìto chi lo avesse ordinato», racconta nel libro di memorie televisive Roma non perdona. Però era lì, e non c'era colloquio nel quale non si finisse per parlare dell'ingombrante pianta africana «capace di rovinare con le sue spine qualche giacca». Defenestrato il manager, è misteriosamente sparito anche il cactus.Con la stessa perizia da mago Silvan, abili mani hanno smaterializzato dagli uffici della Rai tappeti, mobili, sculture e soprattutto quadri di valore, lasciando una cornice di sporco sui muri. Nessuno se n'è accorto, nei 30 anni del lungo e metodico saccheggio sul quale sta indagando la Procura di Roma. Martedì il direttore Canone e beni artistici, Nicola Sinisi, ha spiegato in una surreale audizione in commissione di Vigilanza che «è triste dirlo ma c'è ignoranza da parte di molti dipendenti Rai riguardo al valore del patrimonio artistico dell'azienda». Ignoranza fino a un certo punto perché i quadri d'autore sono svaniti e le croste sono rimaste.Al centro dei sospetti ci sono alcuni dei 13.000 dipendenti (1.729 giornalisti) e Sinisi ipotizza «la presenza di un basista interno che potrebbe aver agevolato i furti, visto che si tratta di oggetti voluminosi, lo spostamento dei quali necessita di una certa organizzazione. C'è stato un vero e proprio sacco, le ruberie più importanti sono accadute fra l'inizio degli anni Settanta e Ottanta, e l'inizio del Duemila». Il metodo raccontato è da epigoni di Arsenio Lupin: un dirigente entra nella sua stanza e non trova più un capolavoro di Renato Guttuso. Prosegue Sinisi davanti a una commissione basita: «Due giorni dopo Marcello Ciannamea, direttore Distribuzione, entra in ufficio e nota l'assenza di uno Stradone (Giovanni Stradone, pittore neoespressionista scomparso nel 1981, ndr). Cinque giorni dopo Roberto Nepote, direttore Marketing, torna nella sua stanza e non trova due incisioni di valore». Sono coltellate nel fianco del manager, dell'esperto e anche del contribuente.L'inchiesta del pm Francesco Marinaro è partita da un'iniziativa del presidente Marcello Foa, promotore dell'audit che ha scoperchiato lo scandalo e fautore del massimo rigore in tutte le fasi. Oltre che ai carabinieri (se ne sta occupando il gruppo Tutela patrimonio culturale) la denuncia è arrivata sul tavolo della Corte dei conti. Non proprio un scherzo, visto che alcuni pezzi unici tornano periodicamente sul mercato, come la scrivania di Giò Ponti sparita dalla sede di corso Sempione a Milano e battuta a Londra, a un'asta di Christie's, per 70.000 euro. Con la più beffarda delle etichette: «Collezione privata Rai». All'appello mancano dei Carlo Carrà, degli Ottone Rosai. Capolavori finiti in qualche soggiorno Vip o venduti a ricettatori e rimessi in circolo. Le opere scomparse sarebbero 125, trafugate nelle numerose sedi (24) della Rai in tutta Italia. Considerando che il patrimonio censito è di 1.500 pezzi, s'è volatilizzato quasi il 10% per un danno che gli investigatori definiscono «milionario». Fra i quadri più pregiati, mancano all'appello La vita nei campi di Giorgio De Chirico e La domenica della buona gente di Renato Guttuso. A stare all'inchiesta, la buona gente della Rai faceva festa anche di martedì. Senza ritegno, come se si trattasse di un museo self service. Introvabili anche quattro miniature del Cavallo morente di Francesco Messina, storico simbolo dell'azienda; alcune sono in bronzo, altre in argento. Le opere d'arte di proprietà della Rai sono di valore inestimabile. A Venezia, a palazzo Labia, c'è il più importante affresco di Giambattista Tiepolo; la sede dell'auditorium di Torino è stata realizzata dall'architetto Carlo Mollino (un suo tavolo di due metri è stato venduto per sei milioni di dollari da Sotheby's); le polizze dei beni artistici hanno un valore di 72 milioni di euro. Sono capolavori frutto di regalìe, acquisizioni, investimenti in 77 anni di storia che dipendenti infedeli coordinati da una o più talpe hanno provato a dilapidare. I carabinieri stanno ramificando l'inchiesta in tutte le sedi, in tutte le redazioni. La ricerca copre l'arco di circa 30 anni e, poiché si concentra sul passato, diventa sempre più impervia. Difficile risalire alla fonte dei furti, le variabili sono infinite. Per esempio, fino a una decina d'anni fa i giornalisti non avevano l'obbligo di passare il badge nei tornelli d'ingresso e d'uscita; l'assenza di controllo era un punto d'onore del sindacato, problema poi superato con la necessità dei Vigili del fuoco di sapere chi fosse presente in sede in caso di incendio o di crollo. Prima poteva entrare e uscire chiunque: bastava un tesserino «con il pollicione sulla fotografia» e il gioco era fatto.Nel luna park della Rai non poteva mancare la banda Bassotti. Aveva ragione Ugo Zatterin buonanima: «Mai andare in ferie, mai alzarsi per andare in bagno. Potresti tornare e non trovarla più». Non si riferiva alla scrivania di Giò Ponti, ma alla sua.
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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«The Traitors Italia» (Amazon Prime Video)
Ecco #DimmiLaVerità del 31 ottobre 2025. Ospite il senatore di FdI Guido Castelli. L'argomento del giorno è: " I dettagli della ricostruzione post terremoto in Italia Centrale"