2020-12-22
Dall’aldilà il regalo più folle per Elton John
Elton John (Getty images)
Dai doni sbagliati di Diana a Floyd Mayweather che ricevette una tigre. Dal cane di ceramica scartato da Dino Buzzati alla delusione di Riccardo Muti che non ebbe il fucile. Fino al quadro che Freddie Mercury ordinò di spedire al collega solo dopo essere mortoNegli ultimi cinquant'anni il Santo Natale s'è trasformato nella festa dell'abbondanza e del consumismo. Ma non è sempre stato così. Nel dopoguerra, ricorda Aldo Cazzullo nel suo Giuro che non avrò più fame, «accanto al presepio - l'albero non si usava -, la maggioranza dei bambini italiani trovò come regalo un sacchetto di mandarini. A volte nemmeno quelli. Iva, una bambina di Gallicano, in Garfagnana, che allora aveva dieci anni e ora ne ha ottanta, ricorda un sacchetto di fichi secchi, ceci, castagne. Sulle Langhe la piccola Anna ebbe una mucca di terracotta piena di caramelle». Sempre a Cazzullo sul Corriere Maria Romana De Gasperi ha raccontato il suo Natale del 1927 quando il padre Alcide, che non aveva soldi, ritagliò le fotografie da un National geographic che gli avevano mandato in carcere: «Erano immagini della Palestina. Pastori con le pecore. I prati fioriti della Galilea, con il mare di Tiberiade sullo sfondo. I luoghi di Gesù». E siccome le didascalie erano in inglese «lui le traduceva. E aggiungeva qualche riga per raccontarmi la storia di Gesù. Ecco, questa è la fontana di Nazareth. Papà mi spiegava che qui la Madonna era andata ad attingere l'acqua per il Bambino. E mamma mi leggeva la storia ad alta voce». Viktorija Mihajlovic, figlia dell'allenatore Sinisa, ricorda che il suo «papà era così povero che come regalo di Natale poteva scegliere fra una mela e una banana». Nacque povero pure Cristiano Ronaldo: «Anch'io ho visto arrivare Natale senza trovare neanche un regalo, perché in casa non c'erano soldi». Andò un pochino meglio, ma non troppo, a Francesco Guccini che un Natale si ritrovò con una copia di Senza famiglia donatagli dal padre: «Un libro di una tristezza allucinante». Un altro anno il papà gli rifilò un suo vecchio rasoio elettrico ma solo perché «non ci si trovava bene». Il piccolo Lino Banfi, all'epoca Pasquale Zagaria, ricorda che da piccolo giocava con una spada fatta con il manico di una scopa e che per un Natale ricevette un fischietto. Ogni anno poi improvvisava spettacoli con un vecchio teatrino di marionette e si faceva pagare in mandorle. Benedetto XVI da piccolo aveva una passione per gli orsi di pezza. In un'intervista il fratello George ricordava un peluche di cui si era innamorato: «Poi lo aveva avuto in regalo a Natale. Era davvero affezionato a quel pupazzo. L'orso di san Corbiniano usato nel suo stemma è diventato il simbolo del suo cammino». Un peluche fu anche il regalo di Natale di Alan Turing. L'uomo che decifrò il codice Enigma lo chiese alla madre nel 1934 quando aveva 22 anni, con la motivazione che da bambino non ne aveva mai avuto uno. Lo chiamò Porgy.Non amava i pupazzi la gorilla Koko, la prima a parlare con la lingua dei segni. Nel 1983, anche lei ventiduenne come Turing, chiese per Natale un gattino. I ricercatori sgomenti le diedero un peluche, lei lo rifiutò continuando a usare la parola «triste».Non era certo di pezza la tigre che l'ex pugile Floyd Mayweather ha ricevuto nel 2015 dai suoi amici russi del Moneyteam di Mosca. Era una cucciola di due mesi, proveniente dall'India.Un cane di ceramica fu il regalo che Dino Buzzati ricevette nel 1920, a quattordici anni, appena morto il padre, quand'era appassionato di Antico Egitto, libri illustrati dell'acquerellista inglese Arthur Rackham e animali di maiolica o porcellana: «Era un cane in rozza ceramica con la superficie opaca e tutta sporgenze irregolari. Una statuetta di pochi soldi». Ne ricordò «l'amara delusione e la tenerezza indicibile» in un articolo apparso sulla rivista Arianna nel 1971, quello che poi sarà il suo ultimo Natale.Deluso fu anche Riccardo Muti, quando a sette anni, scartò il regalo e al posto del fucile di legno che aveva sognato trovò un violino. Ancor più deluso fu suo padre che sentenziò: «Mio figlio non è portato per la musica».Fu accontentato invece Roberto Calasso quando, ragazzino, ricevette l'edizione Pléiade della Recherche di Marcel Proust. «È un regalo di Natale che ho chiesto quando avevo 13 anni, da lì sono partito. In quei giorni mi trovavo a letto, per un incidente. Così ho cominciato a leggere la Recherche in una situazione ideale, sfruttando i vantaggi della malattia, come diceva Sigmund Freud».Ancor più felice fu il giovane Dino Zoff quando sotto l'albero trovò una canotta di lana bianca a coste sulla quale la mamma aveva amorevolmente ricamato il numero 1. Ancora meglio andò a un giovane Massimo Boldi il cui nonno regalò una cinepresa Bolex Paillard 8 millimetri: «Caricavi la molla e filmavi per tre minuti». Un proiettore cinematografico fu il regalo di Natale più bello per Pupi Avati. Ricorda il regista: «Era a manovella con un pezzo di pellicola ad anello, il Robin Hood con Errol Flynn che saliva sulla torre per salvare Marian e arrivato in cima ricominciava da capo». I regali che lui fece ai suoi figli però non venivano apprezzati, indossati, usati o letti, «così all'albero dove una volta c'erano i mandarini ora ci sono buste con assegni di varia entità. È diventato così il nostro Natale».A Margherita di Savoia, re Umberto I regalò delle ricevute. Quel Natale il re aveva chiesto a uno dei segretari della regina quale avrebbe potuto essere un regalo gradito alla moglie. Ricorda Luciano Regolo nella biografia Margherita di Savoia: «Questo gentiluomo, piuttosto un amico che un cortigiano, ebbe il coraggio di suggerire al re che la regina aveva parecchie fatture di gioielli e vestiti da saldare. Il re disse subito che desiderava fossero date tutte a lui per provvedervi. Al pranzo di Natale, Umberto mise tutte le ricevute sotto il piatto di Margherita. Non c'era alcun altro regalo. Si dice che la regina accettò lo scherzo e che dopo sia diventata meno spendacciona».Clamorosa la gaffe che fece Diana quando per Natale regalò alla famiglia reale maglioni di cashmere. Alla corte della regina Elisabetta i doni, che vengono aperti alle 5 del pomeriggio del 24, devono essere semplici e costare poco. Il mattino del 25 la regina fa trovare appesa al letto dei suoi familiari una calza di leccornie. Apprezzata la forma di Parmigiano reggiano che il cantante John Legend fece trovare sotto l'albero a sua moglie Chrissy Teigen. «Il sogno di una vita», commentò la modella che s'apprestò a trasformare la forma in recipiente per un caldo piatto di spaghetti.Non era certo una delikatessen, invece, la barretta dolce che l'attrice britannica Emma Thompson ricevette da una sua vecchia zia. Era già mezza mangiata.Sorpresa a costo zero quella che Nicola Carraro fece ai suoi genitori: li aveva avvisati che non sarebbe stato presente, invece si vestì da Babbo Natale e si nascose in un grande sacco che venne messo sotto l'albero, per poi saltare fuori all'improvviso.Non è piaciuta a Ivanka Trump la Barbie che mamma e papà le regalarono per il suo sesto Natale. Alla bambola perfetta preferiva le costruzioni che ricevettero i suoi fratelli. La piccola di casa non ci pensò due volte, rubò i Lego ai fratelli, armata di un tubetto di colla, mattoncino dopo mattoncino, riprodusse la Trump Tower, per l'orgoglio di papà Donald. I regali, anche se belli o costosi, possono non piacere. È successo anche a Zucchero quando, lui che non apprezza la tecnologia, ricevette un paio di Ipod: «Li ho riciclati». Anche per Lella Costa il riciclo è un rito: «Ci troviamo a casa mia e ognuno porta il regalo più brutto che ha ricevuto. Numeriamo i pacchi e li assegniamo con una sorta di riffa. Alle volte si migliora». Impossibile migliorare il regalo che Elton John scartò il 24 dicembre 1991. Era un pregiato dipinto di fine Ottocento del pittore inglese Henry Scott Tuke, avvolto in una federa per cuscini. Ma a renderlo prezioso non era né la sua bellezza né il suo valore, ma il fatto che lo ricevette dall'aldilà. Il quadro era un dono che Freddie Mercury, morto un mese prima per una broncopolmonite dovuta all'Aids, aveva pensato per lui. Ricorda Elton John: «Ero sopraffatto, a 44 anni, all'epoca, piangevo come un bambino. Questo bellissimo uomo stava morendo e nei suoi ultimi giorni era riuscito in qualche modo a trovarmi un bel regalo di Natale. Per quanto triste fosse quel momento, è ciò a cui penso più spesso quando ricordo Freddie, perché rappresenta perfettamente il carattere di quell'uomo. Nella morte, mi ha ricordato ciò che lo ha reso così speciale in vita».
Antonio Tajani (Ansa)
Alla Triennale di Milano, Azione Contro la Fame ha presentato la Mappa delle emergenze alimentari del mondo, un report che fotografa le crisi più gravi del pianeta. Il ministro Tajani: «Italia in prima linea per garantire il diritto al cibo».
Durante le Giornate Contro la Fame, promosse da Azione Contro la Fame e inaugurate questa mattina alla Triennale di Milano, è stato presentato il report Mappa delle 10 (+3) principali emergenze alimentari globali, un documento che fotografa la drammatica realtà di milioni di persone colpite da fame e malnutrizione in tutto il mondo.
All’evento è intervenuto, con un messaggio, il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha espresso «gratitudine per il lavoro prezioso svolto da Azione Contro la Fame nelle aree più colpite dalle emergenze alimentari». Il ministro ha ricordato come l’Italia sia «in prima linea nell’assistenza umanitaria», citando gli interventi a Gaza, dove dall’inizio del conflitto sono state inviate 2400 tonnellate di aiuti e trasferiti in Italia duecento bambini per ricevere cure mediche.
Tajani ha definito il messaggio «Fermare la fame è possibile» un obiettivo cruciale, sottolineando che l’insicurezza alimentare «ha raggiunto livelli senza precedenti a causa delle guerre, degli eventi meteorologici estremi, della desertificazione e dell’erosione del suolo». Ha inoltre ricordato che l’Italia è il primo Paese europeo ad aver avviato ricerche per creare piante più resistenti alla siccità e a sostenere progetti di rigenerazione agricola nei Paesi desertici. «Nessuna esitazione nello sforzo per costruire un futuro in cui il diritto al cibo sia garantito a tutti», ha concluso.
Il report elaborato da Azione Contro la Fame, che integra i dati dei rapporti SOFI 2025 e GRFC 2025, individua i dieci Paesi con il maggior numero di persone in condizione di insicurezza alimentare acuta: Nigeria, Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Bangladesh, Etiopia, Yemen, Afghanistan, Pakistan, Myanmar e Siria. In questi Paesi si concentra oltre il 65% della fame acuta globale, pari a 196 milioni di persone. A questi si aggiungono tre contesti considerati a rischio carestia – Gaza, Sud Sudan e Haiti – dove la situazione raggiunge i livelli massimi di gravità.
Dal documento emergono alcuni elementi comuni: la fame si concentra in un numero limitato di Paesi ma cresce in intensità; le cause principali restano i conflitti armati, le crisi climatiche, gli shock economici e la fragilità istituzionale. A complicare il quadro contribuiscono le difficoltà di accesso umanitario e gli attacchi agli operatori, che ostacolano la distribuzione di aiuti salvavita. Nei tredici contesti analizzati, quasi 30 milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta, di cui 8,5 milioni in forma grave.
«Non è il momento di tagliare i finanziamenti: servono risorse e accesso umanitario per non interrompere gli interventi salvavita», ha dichiarato Simone Garroni, direttore di Azione Contro la Fame Italia.
Il report raccoglie anche storie dal campo, come quella di Zuwaira Shehu, madre nigeriana che ha perso cinque figli per mancanza di cibo e cure, o la testimonianza di un residente sfollato nel nord di Gaza, che racconta la perdita della propria casa e dei propri cari.
Nel mese di novembre 2025, alla Camera dei Deputati, sarà presentato l’Atlante della Fame in Italia, realizzato con Percorsi di Secondo Welfare e Istat, che analizzerà l’insicurezza alimentare nel nostro Paese: oltre 1,5 milioni di persone hanno vissuto momenti di scarsità di risorse e quasi 5 milioni non hanno accesso a un’alimentazione adeguata.
Dal 16 ottobre al 31 dicembre partirà infine una campagna nazionale con testimonial come Miriam Candurro, Germano Lanzoni e Giorgio Pasotti, diffusa sui principali media, per sensibilizzare l’opinione pubblica e sostenere la mobilitazione di aziende, fondazioni e cittadini contro la fame nel mondo.
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Giancarlo Giorgetti (Ansa)