2020-03-09
Clemente Mastella: «Se scoppia un focolaio al Sud rischiamo una catastrofe»
Il sindaco di Benevento: «Quest'emergenza non doveva gestirla Borrelli: si è ridotto ai bollettini di guerra. Governo debole, esperti approssimativi: qui serviva la Dc».«Sono a casa con i nipotini. Gli sto facendo lezione di geografia. Le scuole chiuse stanno spaventando tutti. Pensi che la gente mi ferma per strada e chiede informazioni a me». Il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, nella sua vita politica ne ha viste parecchie. Il coronavirus è una sfida inedita per tutti, ma una cosa è certa: «Ai miei tempi, all'epoca della Democrazia cristiana, questo virus l'avrebbero gestito meglio». Che ne pensa delle ultime regole di comportamento fissate dal governo? Lei, da settantatreenne, dovrebbe evitare contatti umani.«Mi duole riconoscere che in Italia alla mia età non puoi uscire di casa. Fossi negli Stati Uniti, potrei concorrere per la presidenza». Come sarebbe, scusi? «Sì, ha visto che tutti i candidati per la Casa Bianca rimasti in campo sono ultrasettantenni? Joe Biden ha 77 anni, Bernie Sanders 78, Donald Trump 73». E allora? «Potrei farcela anche io. E questo fa giustizia di un certo modo di pensare. In Italia dovremmo prendere esempio».C'è un clima ostile agli anziani?«L'idea prevalente in Italia è che bisogna buttare giù gli anziani dalla rupe Tarpea».Si riferisce anche alla politica?«Questo era l'andazzo, anche prima del virus». Rispetta rigorosamente il metro e mezzo di distanza?«E come faccio? Qua la gente mi si butta tra le braccia. Da noi capita così. Le persone mica le posso respingere». Quindi immagino la viva con un certo imbarazzo.«La stessa sensazione che provai quando Ciriaco De Mita, segretario Dc, mi mandò a incontrare Yasser Arafat a Roma. Lui arrivò e mi baciò sulla bocca: rimasi atterrito». Dunque dalle sue parti i costumi resistono alle nuove regole di comportamento?«Le dico solo che ieri sono stato a un funerale. Vedevo qualche incertezza a stringere le mani. Ma poi la gente baciava i parenti della compianta». Ma è vietato. «Che ci volete fare: la gente è preoccupata, ma il calore meridionale non lo blocchi per decreto». Su Internet girano cartelli del tipo: «Non si affitta ai settentrionali». Al di là della burla, ha assistito a episodi del genere?«A Benevento un sacerdote veneto in gita con i parrocchiani è rimasto fuori da un albergo. I proprietari non li facevano entrare paura del contagio. Alla fine li hanno rispediti tutti a casa». Adesso gli emarginati sono i veneti e i lombardi?«Quello era un caso isolato. Ho chiesto scusa a nome della mia città, che ha una lunga tradizione di solidarietà e fratellanza». Il governo potrebbe gestire meglio questa emergenza? «Questa crisi è difficile per tutti, lo stiamo vedendo. Ma quando i governi sono deboli, come questo, spesso prendono decisioni più forti del dovuto. E lo fanno soprattutto per evitare gli attacchi, ineleganti, delle opposizioni». Si riferisce al pasticcio sulla decisione di chiudere le scuole?«Ho notato una gestione maldestra della comunicazione. Non puoi dire: ora si chiude, poi non si chiude, poi si chiude. Crea maggiori problemi questo tipo di comunicazione che il virus stesso. Un povero cittadino non sa come regolarsi». C'è chi dà la colpa al portavoce di Giuseppe Conte, Rocco Casalino.«Sa che sono stato il primo portavoce della storia repubblicana, con la Democrazia cristiana?». E da fondatore della categoria, che giudizio dà?«Se Casalino fosse un po' meno portavoce e un po' più portasilenzio, sarebbe meglio per tutti». I politici della prima Repubblica avrebbero evitato il panico, in una crisi del genere?«Ci mancherebbe. Abbiamo gestito il terrorismo e tanti altri eventi drammatici. Qua invece vedo molta approssimazione. Persino dagli esperti, talvolta, ho letto dichiarazioni allarmistiche e contraddittorie».Serviva una catena di comando più agile?«Ho stima del capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, ma questa crisi va gestita da altri». Cioè?«È un'emergenza sanitaria. A guidarla dev'essere l'Istituto superiore di sanità. Il povero Borrelli si è ridotto a fare il bollettino di guerra ogni sera. Non gli compete». Vantiamo il record di contagi in Europa. Pensa che i governi esteri stiano imbellettando i numeri, per tranquillizzare i cittadini? «Quando si combatte una guerra, si deve dire la verità nella misura in cui non alimenta il panico».La ragion di Stato. Quindi l'obiettivo dev'essere tranquillizzare, prima che essere sinceri?«Me ne resi conto, da sottosegretario alla Difesa, quando nella guerra del Golfo vennero abbattuti gli aerei di Maurizio Cocciolone e Gianmarco Bellini. Fu un momento di grande tensione anche quello. In questo passaggio serve soprattutto unità». Oggi siamo gli appestati d'Europa?«Stanno diffondendo questa idea, purtroppo. Penso a quella trovata beffarda, in Francia, della “pizza coronavirus"». Le ha fatto rabbia?«All'estero fanno i gradassi, ma il problema ora ce l'hanno pure loro. Se riusciamo a contenere i focolai, ne usciremo prima degli altri». I 7 miliardi e mezzo stanziati dal governo per famiglie e imprese basteranno a dare ossigeno all'economia? «Ovviamente no. Se l'Europa non ci aiuta, la vedo dura. Questa crisi dimostra che l'Unione, così com'è, non funziona». Che succede se il virus arriva al Sud con numeri importanti?«Diventa una tragedia. Se è un problema in Lombardia, immaginiamoci da noi. Per fortuna, ci è capitato di arrivare secondi anche stavolta rispetto al Nord. Se il focolaio fosse esploso quaggiù, rischiavamo la catastrofe». E quindi?«Dobbiamo approfittarne per portarci avanti: creare strutture emergenziali, utilizzare anche piccoli ospedali dismessi». In Campania avete vissuto di peggio?«Il colera, per esempio. Forse, rispetto a un tempo, ci manca un po' di fatalismo: il sorriso anche nella disgrazia». Ci vorrebbe un antidoto, anche solo per lo spirito. «Una volta ci si faceva il segno di croce con le acquasantiere: hanno svuotato pure quelle. Siamo tornati al saluto romano: però ci sono quelli che non sanno se usare la destra o la sinistra. E allora salutano solo con la testa». Quindi, in mancanza delle acquasantiere, i beneventani chiedono la grazia a lei. «Faccio quello che posso. Per esempio, ho inaugurato una nuova iniziativa: in questi giorni di scuole chiuse, insegno educazione civica ai ragazzi». Sarebbe a dire? «Un'ora al giorno di lezione scolastica, e io faccio il maestro. Spiego come funziona la politica, il Parlamento…».Una scuola di politica firmata Mastella? Si ricordi che sono vietati gli assembramenti. «Infatti lo faccio da casa mia, i ragazzi sono collegati. Mi possono sentire e vedere». E a chi si rivolge?«A tutti i beneventani che vogliono partecipare, dalle elementari fino al liceo». Prima lezione?«I Comuni: gli assessori, la giunta, il consiglio comunale. Ho iniziato sabato, e vado avanti finché le scuole non riaprono. Nessuno sapeva che Benevento ha la più grande estensione in chilometri quadrati tra i Comuni campani. Pure più di Napoli». Non sarà mica un modo per fare campagna elettorale?«Per carità, tanto qua per ora non si vota». Dobbiamo rimandare le regionali?«Sposterei tutto a giugno: a metà mese il referendum, a fine mese le regionali». Chi è il candidato del centrodestra in Campania? La quadra non si trova. «C'è confusione a destra e a sinistra: un segno dei tempi». Qual è il suo candidato ideale?«Io volevo Clemente Mastella. Mi hanno detto di no». La fatwa salviniana le sbarra la strada?«Un po' come con il virus, Matteo Salvini è convinto che siccome adesso sta bene non gli capiterà mai nulla». Parliamo sempre di politica, no?«Certo. Intendo dire che se Salvini va avanti così, finirà come Marine Le Pen in Francia: avrà un grande consenso, ma non riuscirà a governare. Poi, se il consenso ti arriva all'improvviso, va via all'improvviso. È come vincere al superenalotto». Ha detto che la Lega la vuole affondare, «ma riemergerò sempre».«Sono come San Clemente. Uno dei primi Papi della storia. I romani gli legavano un'ancora al collo e lo gettavano al mare, ma lui riemergeva sempre. Così pure io». È riemerso anche dai guai giudiziari. Dopo l'assoluzione nell'inchiesta Why not, il suo accusatore, Luigi De Magistris, oggi sindaco di Napoli, le ha chiesto scusa? «No, non ci parliamo nemmeno. Siamo come due aerei che non si incontrano mai. Per fortuna». È vero che le deve 20.000 euro?«Sì, sto ancora aspettando i soldi. Spero che la corte d'Appello si decida a rendere concreto il risarcimento». Ma lui dice che non ce li ha.«Li trova, li trova. Già con lo stipendio che piglia da sindaco mi può pagare tranquillamente». Francesco Cossiga una volta le disse: «Se provi a riformare la giustizia, rischi la galera, e butteranno la chiave».«Cossiga? Aveva ragione».
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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