2022-07-17
Non c’è certificato di morte per Bochicchio
L'arresto di Massimo Bochicchio nel luglio del 2021 (Ansa)
A un mese dallo schianto in moto mancano certezze. Anche il test del Dna sui resti carbonizzati non sarebbe ancora iniziato. Il tempo stringe perché a settembre il processo che lo vede accusato di truffe milionarie partirà: per allora servono certezze.A quasi un mese di distanza dall’incidente mortale sulla via Salaria di Roma non c’è ancora un certificato di morte che attesti il decesso di Massimo Bochicchio. È l’ennesimo colpo di scena di una vicenda che continua ad avere diversi lati oscuri, anche perché a quanto risulta alla Verità non sarebbe stato ancora possibile effettuare l’esame del Dna sul corpo del broker di Capua, accusato di aver truffato vip, allenatori e calciatori per centinaia di milioni di euro. Secondo quanto ricostruito dal nostro giornale, infatti, in Procura erano convinti di avere già nelle banche dati il profilo di Bochicchio. In realtà non c’era. Così solo in questi giorni, con tutta probabilità la prossima settimana, saranno notificati al fratello Tommaso e alla madre dell’ex manager di banca, le richieste di sottoporli all’esame in modo poi da comparare le analisi con i resti carbonizzati rinvenuti sulla via Salaria.Certo, di norma questi approfondimenti richiedono anche fino 90 giorni di tempo, (di mezzo ci sarà anche il mese di agosto), ma appaiono comunque inquietanti i ritardi nel riconoscimento della salma. Come non è ancora fino in fondo chiara la dinamica dell’incidente e il modo in cui la moto Bmw si sarebbe schiantata prendendo fuoco. Nel frattempo, la famiglia attende di poter organizzare il funerale. E poi ci sono i clienti e i creditori, tra cui l’allenatore Antonio Conte o l’ambasciatore Raffaele Trombetta, che aspettano ancora di capire che ne sarà del processo in cui Bochicchio era accusato di riciclaggio e abuso della professione finanziaria. La prossima udienza è prevista per metà settembre: bisognerà avere certezza della morte del broker. Da qui dipende il futuro del processo, che potrebbe anche continuare in contumacia se non dovesse arrivare in tempo il certificato di morte.«Nulla in tutta questa vicenda ha senso, almeno per chi aspetta da anni che succeda qualcosa e che questo incubo finisca» dice alla Verità Barbara Prampolini, avvocato e giornalista che aspettava da Bochicchio la restituzione di almeno 3 milioni di euro. «Prima la fuga, la latitanza e poi l’arresto. Poi le promesse nero su bianco di restituzione cui a quel punto nemmeno un bambino avrebbe creduto ma che gli hanno permesso di godere degli arresti domiciliari con ampia libertà di spostamento e poi adesso misteri anche intorno alla sua (presunta) morte. Non so, ho la sensazione che ci siano troppe cose strane, incomprensibili e fuori da ogni logica in questa drammatica situazione. Non so più cosa sperare a questo punto e mi sembra di essere sulle montagne russe: vittime che vengono ignorate, ladri che vengono quasi vittimizzati e un velo di sinistro silenzio».Allo stesso tempo, tra i tanti legali che seguono la vicenda, c’è chi ipotizza che questi ritardi siano anche dovuti alla possibilità di fare nuove indagini su Bochicchio. In Procura a Roma sono almeno due i pm a occuparsi della vicenda, Alessandro Di Taranto - per la parte finanziaria - e Andrea Cusani, che sta invece seguendo il filone sull’incidente mortale per istigazione al suicidio. Negli ultimi tempi la storia di Bochicchio è calata di interesse. Ma dietro le quinte i truffati continuano a lavorare per ritrovare il tesoro del broker. Le rogatorie potrebbero essere già partite. Si cercano almeno 100 milioni di euro che potrebbero essere scomparsi tra gli Stati Uniti e l’Asia, tra Hong Kong e l’Indonesia. Di sicuro Bochicchio aveva uno schema societario talmente vasto che poteva spostare denaro dalle isole Vergini fino all’India, quindi non sarà facile ritrovare gran parte del maltolto. Lo stesso titolare di società come Kidman e Tiber Capital aveva anche confidato negli ultimi tempi di aver fatto qualche investimento nelle criptovalute, un metodo molto utilizzato per rendere anonime le transazioni.Sulla morte di Bochicchio intanto sono cominciate a circolare dietrologie di tutti i tipi. C’è chi paragona la storia dell’incidente a un’altra avvenuta nel 2012, quando a morire fu Giovanni Paganini Marana, un altro broker che si era lanciato dal quinto piano del suo ufficio in via Nicotera. La truffa in questo caso sarebbe stata di 80 milioni di euro, un classico scandalo in stile Madoff, proprio come quello che aveva coinvolto Gianfranco Lande. Archiviato come un suicidio per motivi sentimentali, poi il dossier era stato riaperto per istigazione al suicidio. Di quella vicenda poi si sono perse le tracce. Come un po’ sta succedendo adesso. Anche perché, secondo alcuni truffati, Bochicchio sarebbe ancora vivo. Del resto fino a quando non ci sarà il certificato di morte, tutto è ipotizzabile.
Jeffrey Epstein e Donald Trump (Ansa)
L'ad di SIMEST Regina Corradini D'Arienzo
La società del Gruppo Cdp rafforza il proprio impegno sui temi Esg e conferma anche la certificazione sulla parità di genere per il 2025.
SIMEST, la società del Gruppo Cassa depositi e prestiti che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ha ottenuto l’attestazione internazionale Human Resource Management Diversity and Inclusion – ISO 30415, riconoscimento che certifica l’impegno dell’azienda nella promozione di un ambiente di lavoro fondato sui principi di diversità, equità e inclusione.
Il riconoscimento, rilasciato da Bureau Veritas Italia, arriva al termine di un percorso volto a integrare i valori DE&I nei processi aziendali e nella cultura organizzativa. La valutazione ha riguardato l’intera gestione delle risorse umane — dal reclutamento alla formazione — includendo aspetti come benessere, accessibilità, pari opportunità e trasparenza nei percorsi di crescita. Sono stati inoltre esaminati altri ambiti, tra cui la gestione degli acquisti, l’erogazione dei servizi e la relazione con gli stakeholder.
L’attestazione ISO 30415 rappresenta un passo ulteriore nel percorso di sostenibilità e responsabilità sociale di SIMEST, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite, in particolare quelli relativi alla parità di genere e alla promozione di condizioni di lavoro eque e dignitose.
A questo traguardo si affianca la conferma, anche per il 2025, della certificazione UNI/PdR 125:2022, che attesta l’efficacia delle politiche aziendali in tema di parità di genere, con riferimento a governance, crescita professionale, equilibrio vita-lavoro e tutela della genitorialità.
Valeria Borrelli, direttrice Persone e organizzazione di SIMEST, ha dichiarato: «Crediamo fortemente che le persone siano la nostra più grande risorsa e che la pluralità di esperienze e competenze sia la chiave per generare valore e innovazione. Questi riconoscimenti confermano l’impegno quotidiano della nostra comunità aziendale nel promuovere un ambiente inclusivo, rispettoso e aperto alle diversità. Ma il nostro percorso non si ferma: continueremo a coltivare una cultura fondata sull’ascolto e sull’apertura, affinché ciascuno possa contribuire alla crescita dell’organizzazione con la propria unicità».
Con questo risultato, SIMEST consolida il proprio posizionamento tra le aziende italiane più attive sui temi Esg, confermando una strategia orientata a una cultura del lavoro sostenibile, equa e inclusiva.
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