2019-12-04
Donazioni, rapporti e incarichi. Nel sistema del Bullo c’era anche Eyu
Dall'inchiesta sulla cassaforte dem emergono le relazioni tra i finanziatori e la corrente dell'ex Rottamatore. Sotto la lente di ingrandimento gli appalti a Msc e Manutencoop. E il ruolo di Jp Morgan nel referendum 2016.Se i benefattori di fondazione Open sono stati spesso inseriti in consigli di amministrazione di società pubbliche o hanno spesso lavorato nella pubblica amministrazione, quelli di fondazione Eyu, creata per tutelare i media vicini al Partito democratico (Europa, Youdem e L'Unità) non sono da meno. Basta spulciare tra le segnalazioni che la Guardia di finanza ha depositato il 9 luglio scorso nel procedimento a carico dell'ex tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi, e dell'immobiliarista Luca Parnasi (accusati di finanziamento illecito e false fatturazioni). Nelle 17 pagine, come già anticipato dalla Verità, vengono messe nero su bianco le entrate e le uscite di Eyu, in particolare nel periodo che va dal 2017 al 2018. Ma sempre da quelle pagine emergono le relazioni strettissime tra i finanziatori della Fondazione e la compagine renziana a vari livelli. E non ci sono soltanto ingressi in cda di società partecipate o incarichi. Scorrendo la lista dei finanziamenti saltano fuori connessioni, rapporti di rete e relazioni.Oltre ai 150.000 euro di Parnasi tramite la Pentapigna immobiliare, oggetto del procedimento penale, gli investigatori segnalano ben 100.000 euro bonificati sui conti di Eyu da Msc Crociere. Qualche anno prima Renzi battezzò, alla vigilia delle elezioni europee del 2014, l'intesa tra Msc e Fincantieri (2,1 miliardi per la costruzione di due navi da crociera). Coincidenza, a gennaio 2017, Msc Group annuncia la nomina di Luigi Merlo, già presidente per sette anni del porto di Genova (dal 2008 al 2015) e prima ancora assessore ai Trasporti della Regione Liguria (dal 2005 al 2008), già consigliere per la Portualità e la Logistica del ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio, nonché marito della comunistissima deputata dem Raffaella Paita (candidata renziana bocciata alle scorse elezioni per la presidenza della Regione Liguria), a direttore dei rapporti istituzionali per l'Italia. Un rapporto che, però, si è interrotto poco dopo. Giusto il tempo di finire in un fascicolo dell'Anac, l'authority anticorruzione, per pantouflage, ovvero il passaggio di funzionari pubblici in aziende private con cui avevano intrattenuto in precedenza rapporti negoziali. Il divieto di pantouflage, inserito tra le riforme anticoruzzione del 2012, vieta infatti ai dipendenti della Pubblica amministrazione che negli ultimi tre anni di servizio hanno esercitato poteri per conto della Pubblica amministrazione di svolgere, nei tre anni successivi alla cessazione del rapporto di pubblico impiego, attività lavorativa o professionale con i privati destinatari dell'attività del loro ufficio. Ne è nato anche un procedimento al Consiglio di Stato sulla titolarità del fascicolo che, a luglio, ha dato ragione all'Anac.Merlo, che aveva lasciato l'incarico di presidente del porto di Genova il 20 novembre del 2015 era stato assunto nel gennaio del 2017 da Msc Cruises che era in quel momento il primo cliente crocieristico del porto di Genova. I tre anni, insomma, non erano passati. Ma nel conto economico di Eyu sono entrati anche i 109.991 euro versati da Feps, la Fondazione degli studi progressisti europei che riunisce una cinquantina di fondazioni socialiste e socialdemocratiche dei Paesi dell'Unione europea. Viene finanziata dall'Ue con 4,5 milioni di euro ogni anno. Qui bisogna fare un inciso. Perché la presidenza di Feps, dove solo nel 2016 era entrata Eyu, fu un campo di battaglia tra l'ex premier Massimo D'Alema, fra i titolari della vecchia ditta Pci/Ds e il Bullo. A perdere, nell'estate del 2017, fu proprio Baffetto, che non fu confermato alla presidenza, mentre nel board entrò Adrio de Carolis, renziano di ferro, già amministratore delegato di Swg, l'azienda di sondaggi che regola gli umori della politica in Italia. Oltre ai 40.000 euro di Emanuele Boschi, socio dello studio legale di Bonifazi e Federico Lovadina, quest'ultimo nominato in Ferrovie dello Stato e ora in Sia, ci sono anche i 12.200 euro della Zucchetti centro sistemi. Questa società ha ricevuto nel 2014 un appalto per affidamento diretto da Mercafir (società consortile che dal 1989 gestisce il Centro alimentare polivalente di Firenze) del valore di 37.500 euro. Mercafir, dove Lovadina è stato presidente fino al 2013, è partecipata dal Comune fiorentino con il 59,59 per cento. Poi ci sono i 115.000 euro nel 2018 versati dalla Octo Telematics Spa, produttrice di scatole nere per auto e altri servizi di geolocalizzazione, nella quale aveva investito a suo tempo Luca Cordero di Montezemolo, ex presidente Ferrari che ha introdotto Renzi nel mondo del business degli Emirati Arabi: grazie ai suoi consigli sono arrivate in Italia Etihad e il fondo Mubadala con il tentativo di salvataggio di Alitalia e Piaggio Aerospace. Ci sono poi 10.000 euro versati dal fiorentino Francesco Rossi Ferrini, ai vertici di Jp Morgan, nominato quest'anno in fondazione Cassa di risparmio di Firenze, azionista di Intesa San Paolo e guidata negli ultimi cinque anni dall'avvocato Umberto Tombari, il «maestro» di Bonifazi e dell'ex ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi. Su Jp Morgan alla vigilia del referendum costituzionale i pentastellati lanciarono un sospetto: dietro alle modifiche renziane alla Costituzione italiana e al Parlamento che avrebbero reso l'Italia più flessibile alle esigenze delle grandi potenze finanziarie mondiali ci sarebbe stata proprio Jp Morgan. Nessuno era mai riuscito però a collegare il colosso statunitense a Renzi o al Pd. Il finanziamento a Eyu by Rossi Ferrini potrebbe ora riaccendere sentimenti di rivolta verso l'alleato di governo nella base intergralista grillina.Altri 10.000 euro a Eyu arrivano dalla Pellegrini Spa di Ernesto Pellegrini, ex patron dell'Inter. Nell'estate del 2019 la Pellegrini si è aggiudicata in un unico affidamento, l'appalto per le pulizie civili e industriali e per i servizi mense di Arcelor Mittal dell'Ilva di Taranto, che veniva effettuato da tre diverse aziende, scatenando le proteste della Uiltrasporti. E poi, ancora, a Eyu arrivano 36.600 euro di Manutencoop facility, collezionista di appalti in Expo 2015 ma, soprattutto, multata dall'Antitrust per la maxi gara di Consip, quando fece cartello con altre aziende tra cui la Romeo Gestioni. Romeo, invece, scelse Open, versando 60.000 euro con la sua Isvafim, prima di finire nel caso Consip con Luca Lotti e babbo Tiziano Renzi.C'è anche Fastweb, con 40.000 euro. Nell'azienda telefonica il direttore relazioni esterne e istituzionali è Sergio Scalpelli, già fondatore del quotidiano Il Foglio nel 1996, anima politica a Milano, tra i sostenitori di Renzi durante il referendum costituzionale del 2016. Scalpelli condivide il comitato strategico del centro studi Grande Milano, associazione molto importante nel capoluogo lombardo. Tra gli animatori c'è anche l'avvocato amministrativista Carlo Cerami, anche lui del circolo renziano della Pallacorda in corso Magenta. Cerami, molto vicino al sindaco Beppe Sala, fu nominato dal governo Renzi in Terna e poi ha trovato posto in Poste Italiane dove l'amministratore delegato è un renziano doc, Matteo Del Fante.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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