(Netflix)
Il regista ha girato per Netflix una serie sulla figlia della celeberrima famiglia horror: è cresciuta e vive in collegio, dove fra mostri, primi amori e un giallo di tutto rispetto cattura due generazioni di pubblico.
Mancano pochi giorni all’anteprima europea della prima serie tv firmata da Tim Burton. Il regista visionario sarà infatti presente a Lucca per presentare la sua Mercoledì, primogenita dell’iconica famiglia Addams.
Il telefilm sarà poi disponibile al pubblico a partire dal 23 novembre sulla piattaforma di streaming Netflix con otto episodi. Mercoledì viene presentato come un mystery con toni investigativi e soprannaturali che ripercorre gli anni di Mercoledì Addams come studentessa presso la Nevermore Academy, descrivendo i tentativi di controllare i suoi poteri paranormali, di sventare una mostruosa serie di omicidi che terrorizzano la comunità locale e di risolvere il mistero che ha coinvolto i suoi genitori 25 anni prima.
La giovane protagonista è interpretata da Jenna Ortega, mentre il resto della famiglia Addams vede Catherine Zeta-Jones nei panni di Morticia Addams, Luis Guzmán in quelli del fedele marito Gomez Addams, Isaac Ordonez nel ruolo di Pugsley Addams e il grande comico Fred Armisen come Zio Fester. Nel cast compaiono anche Gwendoline Christie (Il Trono di Spade, Star Wars) nei panni della preside della Nevermore Academy e Christina Ricci, forse la più nota “incarnazione” di Mercoledì Addams nella storia recente.
Tim Burton
Sì perché la storia della famiglia Addams sta per compiere 85 anni. La prima vignetta che racconta le avventure degli strampalati personaggi è stata infatti pubblicata sul New Yorker nel 1938. La matita del fumettista americano Charles Addams ha creato ben 150 cartoni animati a pannello singolo con Morticia, Gomez e i loro figli come protagonisti, prima che la famiglia Addams facesse il suo debutto al cinema e in tv (e su decine di prodotti di merchandise).
Gli Addams nascono come un’inversione satirica dell’ideale famiglia americana del XX secolo; uno strano clan aristocratico e benestante che si diletta nel macabro ed è apparentemente inconsapevole - o indifferente - della paura che generano nei loro vicini. È il loro debutto televisivo nel 1964 che li porta al successo di pubblico e critica, merito anche dell’intuizione del produttore Nat Perrin che sceglie di adottare un approccio meno “macabro” e più comico per descrivere la famiglia.
Per il loro debutto sul grande schermo gli Addams devono però attendere gli anni Novanta, più precisamente il 1991, data d’uscita del film diretto da Barry Sonnenfeld. Nonostante la tiepida accoglienza da parte della critica, La Famiglia Addams e il suo sequel hanno visto un inaspettato successo al botteghino, incassato oltre 191 milioni di dollari contro i 30 spesi nella produzione della pellicola. Curiosamente, anche il flipper rilasciato nel 1992 (e ispirato al film) è diventato il gioco da arcade più venduto di tutti i tempi.
Anjelica Huston, Raul Julia, Christopher Lloyd e Christina Ricci sono gli attori che ancora oggi incarnano i personaggi di Morticia, Gomez, Fester e Mercoledì nell’immaginario comune. Secondo il Telegraph, gli Addams «sono una delle famiglie più iconiche della storia americana, lassù con i Kennedy» e allo stesso modo il Time ha dedicato molteplici articoli alla «rilevanza e la portata culturale» della famiglia che «fa così tanto parte del panorama americano che è difficile discutere della storia del Paese senza citarla».
Per Tv Guide, la Famiglia Addams sarebbe addirittura il precursore di alcune celebri famiglie del mondo dell’animazione come i Simpsons e i Flintstones.
Oggi, critici e pubblico, aspettano con ansia il debutto degli Addams secondo Tim Burton, il quasi regista dell’iconico lungometraggio del 1991. Una notizia che non sorprende, dopotutto la sensibilità del regista – umorismo nero, giocosa estetica gotica, come si evince negli amati classici Beetlejuice ed Edward Mani di forbice – sembra perfettamente adatta al materiale originale.
Parlando di Mercoledì, Burton si dice molto affezionato al personaggio: «Mi ricorda un po’ Beetlejuice, ma in modo più profondo».
«Quando ho letto questa sceneggiatura, mi è tornato in mente come mi sentivo a scuola e cosa provavo nei confronti dei miei genitori, come mi sentivo come persona. Ha dato alla Famiglia Addams una realtà tutta nuova. È stata una combinazione interessante» ha raccontato il regista (che della serie è anche produttore esecutivo) a Empire. «el 1976, sono andato a un ballo di fine anno delle superiori. Era l’anno di uscita di Carrie. Mi sono sentito come Carrie a quel ballo di fine anno. Ho sentito quella sensazione di dover essere lì ma di non farne parte. Per quanto tu voglia, quei sentimenti non ti lasciano. Io e Mercoledì abbiamo la stessa visione del mondo».
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«La Famiglia Addams ha comprato Villa Reale». L’annuncio, pubblicato ieri sul sito ufficiale della Reggia di Monza, prepara i visitatori a quattro giorni di celebrazioni, da sabato 29 ottobre a martedì primo novembre.
«La Famiglia più dark e stravagante dello scorso secolo si è impossessata della Villa Reale. Anche se forse avrebbero preferito qualcosa di più diroccato, Morticia la adora, come Mercoledì e Pugsley, ed è sicura che in queste 740 stanze ce ne sarà almeno una, se non più di qualcuna, infestata dai fantasmi» si legge sul comunicato ufficiale.
Si parte da sabato 29 ottobre con gli Addams al completo, interpretati da attori, danzatori e musicisti, pronti ad accogliere i visitatori nelle Sale e negli Appartamenti della Villa Reale con esibizioni e performance. Domenica, il Gruppo FAI Giovani Monza, mascherati e travestiti, racconteranno dalle 10 alle 13, attraverso un percorso all’insegna del divertimento, delle paure e del mistero, gli alberi monumentali e i loro segreti.
Lunedì, in concomitanza con le celebrazioni per Halloween, Villa Reale resterà aperta fino alla mezzanotte per ospitare il Gran Tango degli Addams nel Salone d’Onore. Lunedì 31 ottobre e martedì 1° novembre saranno le date ideali per ammirare la Villa Reale dall’alto partecipando all’esperienza del volo frenato in Mongolfiera e lo speciale racconto in cuffia di Gomez Addams. Le iniziative si chiudono martedì 1° novembre con il concerto pianistico di Igor Andreev, vincitore del Concorso Rina Sala Gallo di Monza nel 2018 accompagnato al violoncello da Anna Abbühl.
Per tutto il weekend sarà poi possibile visitare la nuova mostra Stregherie. Fatti, scandali e verità sulle sovversive della Storia ospitata al Belvedere della Villa Reale.
Il canale culturale Arte in Italiano dedica cinque documentari alla settima arte. Dalle storie di Bruce Lee, Melvin van Peebles e Winona Ryder, fino ai dietro le quinte di Ultimo tango a Parigi e Lost in Translation.
Dalle pellicole in bianco e nero ai colossal del Ventunesimo secolo, il mondo del cinema esercita un fascino che non conosce eguali e da sempre incanta per le storie che racconta, per gli effetti speciali e per i grandi talenti che lo animano. Soprattutto, è un mondo che desta curiosità, in particolare nei confronti di ciò che si cela lontano dai riflettori o dietro la macchina da presa.
Il canale culturale ARTE in Italiano ha così deciso di inserire nel suo catalogo una serie di documentari dedicati ad alcuni dei personaggi più emblematici del grande schermo. La piattaforma europea propone la visione sottotitolata di un’ampia gamma di titoli di carattere informativo e culturale come documentari e reportage, serie, programmi di infotainment, musica e spettacoli dal vivo.
Completamente gratuita, ARTE TV si compone al 56 % di documentari, 19% di film cinematografici e fiction, 14 % di programmi d’informazione e 5 % di musica e spettacoli dal vivo.
Tim Burton e Winona Ryder
Il nostro viaggio nel dorato mondo di Hollywood inizia con un’attrice - Winona Ryder - che sta oggi vivendo una seconda chance al successo con la serie tv Netflix Stranger Things. Il documentario Winona Ryder: talento e caos ripercorre la vita della donna, attraverso estratti e filmati d’archivio, dalla sua infanzia difficile a causa di un carattere introverso che le impediva di relazionarsi con i coetanei, all’incontro con il regista Tim Burton che la scelse per la sua macabra commedia, Beetlejuice, spingendola verso la celebrità.
Una delle attrici più amate degli anni Novanta, Winona ricevette anche due candidature agli Oscar per le sue interpretazioni ne L’età dell’innocenza e Piccole donne. La sua carriera subì però una brusca interruzione quando nel 2001 venne arrestata per taccheggio e nella sua borsa, insieme ad articoli di abbigliamento per un totale di 4000 dollari, vennero trovati analgesici come ossicodone, valium e vicodin.
Dopo la condanna, la Ryder venne scelta solo per ruoli di secondo piano. È nel 2016 con la serie Stranger Things che l’attrice torna al successo ed è oggi volto di alcune campagne internazionali, tra cui quella per Marc Jacobs, uno dei brand “rubati” quel famoso dicembre a Beverly Hills.
Pedro Almodovar e Antonio Banderas
E se Winona Ryder deve parte della sua carriera all’eclettico Tim Burton, a scoprire Antonio Banderas, l’attore spagnolo più famoso al mondo, fu Pedro Almodovar. I due si incontrarono nei primi anni Ottanta a Madrid e da allora hanno lavorato a film di grande successo come Donne sull’orlo di una crisi di nervi e Legami, grazie ai quali l'attore riuscì ad affermarsi come sex symbol attirando i riflettori di Hollywood.
Quando Banderas approdò a Los Angeles, però, il regista rimase profondamente deluso e iniziò a giudicare severamente le performance "americane" dell’attore che si era, a suo parere, piegato agli stereotipi indossando spesso la maschera del maschio ispanico erotizzato. La rappacificazione tra i due avvenne vent’anni dopo con film come La piel que habito e, soprattutto, Dolor y Gloria. Il documentario Banderas-Almodovar: dolore e gloria propone un'immersione negli archivi e in 40 anni di relazione artistica tra il maestro e la sua musa al maschile.
Bruce Lee
Passiamo a un’altra star, anche se forse sarebbe meglio definirlo un mito di Hollywood: Bruce Lee. Nel mondo del kung fu c'è un prima e un dopo Bruce Lee. Fin da bambino l’attore si fece notare per la sua eccezionale destrezza nel combattimento e fu proprio questo talento, torneo dopo torneo, ad attirare l’attenzione di registi internazionali, che lo chiamarono negli Stati Uniti.
Bruce Lee incarnava un fenomeno nuovo, ma il cinema americano non lo prese subito sul serio e così, non riuscendo più a trovare ruoli tra le produzioni di Hollywood, decise di ritornare a Hong Kong, dove viveva la famiglia. Lì spiccò il volo diventando un fenomeno mondiale. Kung Fu Revolution - Bruce Leader, primo capitolo della serie Kung Fu Revolution(s), racconta la nascita e la vita di un mito del cinema e delle arti marziali.
Melvin van Peebles
Dal maestro di Hong Kong all’eroe nero del cinema. Melvin van Peebles: «Sweet Sweetback» racconta l'alba del movimento Blaxpoitation, omaggiato più avanti da cineasti come Gordon Parks e Quentin Tarantino.
Nel 1971, quando negli Stati Uniti crescevano le violenze nei confonti della comunità afroamericana da parte della polizia, Melvin van Peebles entrò a gamba tesa nel cinema holliwoodiano con Sweet Sweetback’s Baadasssss Song, film che vide per la prima volta sul grande schermo un protagonista nero. Il suo personaggio divenne uno schiaffo alla coscienza di una società composta per ben l'11% da afroamericani, una percentuale elevata ma ancora "invisibile" dalle parti di Hollywood.
Nel racconto di Hollywood e dei suoi miti non può mancare anche un pizzico d’Italia. Gli attori e i registi del Belpaese hanno infatti ispirato il cinema americano. Nel suo viaggio nella storia di alcuni cult assoluti della Settimana Arte, C’era una volta… il grande cinema racconta anche Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci, tra tagli e denunce per oscenità.