2020-12-23
Il Sure è segretato: l’ha chiesto il governo
Ursula von der Leyen (Getty images)
Alla nostra domanda di conoscere le condizioni del prestito, la Commissione risponde solo in parte: l'Italia ha deciso di oscurare sezioni decisive su tassi e soglie di debito. Ma bastano i passaggi in chiaro a far paura, con clausole capestro che ci legano le maniLa risposta, attesa entro il 17 novembre, si è fatta attendere per un altro mese, in quanto è stato necessario rispettare il diritto dello Stato membro che può opporsi alla comunicazione a terzi di tali documenti, senza un preventivo consenso. Il consenso alla divulgazione è arrivato, ma l'Italia (come anche Spagna, Cipro e Polonia, i cui contratti sono oggetto della stessa decisione) ha chiesto l'oscuramento di parti decisive per valutare la convenienza del prestito. Ma anche le parti in chiaro riservano sorprese, e delineano un quadro francamente sconfortante per lo status di debitore della nostra Repubblica.Infatti le regole che governano l'erogazione di quelli che i grandi media hanno definito per mesi come «aiuti» sono blindate a favore del creditore. Con un contratto simile a quello che le società finanziarie che erogano credito al consumo propongono a chi vuole comprare una tv o una lavatrice. In cui dominano soltanto i diritti del creditore, e il debitore deve adeguarsi e adempiere puntualmente, pena lo scatenarsi dell'inferno.Passi per alcuni dati che sono oscurati per motivi di privacy, ma non è dato conoscere - perché «danneggerebbe l'interesse pubblico in materia di politica economica e finanziaria» - la formula che porta a determinare il tasso di interesse del prestito, che viene ritenuta un'informazione sensibile, essendo ancora in corso le operazioni di raccolta del Sure sui mercati. Non sono parimenti note due soglie molto importanti: l'importo massimo di debito pubblico su cui è possibile concedere garanzie che privilegino il suo rimborso rispetto al prestito Sure e la soglia di debito oltre la quale una dichiarazione di default provocherebbe la cancellazione o rimborso anticipato del prestito. Queste soglie, spiega nella lettera accompagnatoria il direttore generale della direzione Ecofin, Maarten Verwey, «sono il risultato di un negoziato con lo Stato membro e possono mandare un segnale di una situazione di stress finanziario».Inoltre è totalmente oscurato un parere legale reso dai competenti uffici del ministero dell'Economia in cui si attesta che «sono soddisfatti tutti i requisiti di natura legale e costituzionale per l'efficacia di quel contratto e per l'impegno valido e irrevocabile del debitore per tutte le obbligazioni in contratto». Forse a Bruxelles avevano dei dubbi sul fatto che uno Stato sovrano potesse prendere quegli impegni, tipici di un consumatore che compra a rate, e si sono voluti premunire con un parere legale la cui correttezza deve essere sempre garantita, a pena del blocco dei pagamenti delle rate?Interessante anche il tema del privilegio del creditore nel rimborso. Il prestito Sure è di pari grado (pari passu) rispetto al resto del debito pubblico. Nessun privilegio, come accade invece per il Mes. Ma la Repubblica italiana si impegna «tenendo in considerazione le particolarità degli strumenti di prestito dell'Unione, a non garantire ad alcun altro creditore o possessore di suoi titoli di debito alcuna priorità sul creditore», e si impegna «a riconoscere che il creditore ha identica capacità e privilegi giuridici di quelli accordati alle istituzioni finanziarie internazionali». Viene quindi impedito al nostro Paese di concedere garanzie a fronte di indebitamento presente o futuro che sia privilegiato rispetto al Sure. Non è una cosa da poco. Si pensi all'opportunità, sempre ignorata dal ministro Roberto Gualtieri nei confronti parlamentari, per l'Italia di emettere un prestito privilegiato, quindi comparabile a quello del Mes, per spuntare un tasso più favorevole. Da oggi, oltre una certa (sconosciuta) soglia, sarà vietato.Ma è tutta la costruzione che vacilla. In senso stretto, il Sure non è un prestito ma un fido erogabile in dieci rate fino al marzo 2022. Fino a oggi, l'Italia ha incassato 16,5 miliardi in tre rate. Ogni volta il nostro Paese deve inoltrare alla Commissione guidata da Ursula von der Leyen una richiesta di fondi che specifichi, tra l'altro, il tasso massimo che è disposta a pagare (frutto della formula segretata). La Commissione non dispone di fondi propri e lancia ogni volta un'emissione obbligazionaria sui mercati, i cui proventi, al netto di tasse, commissioni e spese di ogni genere (dettagliati in una nota di conferma), vengono poi prestati al debitore che ha già accettato in anticipo l'operato della Commissione.Nell'accordo si prevede che, in presenza di condizioni di mercato avverse, la Commissione non è obbligata a prestare ma può proporre all'Italia un tasso di interesse rivisto alla luce della mutata situazione.In pratica, la Commissione è un procacciatore di fondi con obbligo di mezzi ma senza obbligo di risultato. Se il mercato è favorevole, come in questi mesi, fa il suo lavoro e trattiene una commissione annua del 0,20%, altrimenti se ne lava le mani. Ma allora perché montare questa ingarbugliata struttura finanziaria, quando l'Italia è il terzo emittente mondiale di titoli di Stato e, in caso di difficoltà, dovrebbe comunque necessariamente intervenire la Banca centrale, perché pure la Commissione non garantisce nulla?
Giornata cruciale per le relazioni economiche tra Italia e Arabia Saudita. Nel quadro del Forum Imprenditoriale Italia–Arabia Saudita, che oggi riunisce a Riyad istituzioni e imprese dei due Paesi, Cassa depositi e prestiti (Cdp), Simest e la Camera di commercio italo-araba (Jiacc) hanno firmato un Memorandum of Understanding volto a rafforzare la cooperazione industriale e commerciale con il mondo arabo. Contestualmente, Simest ha inaugurato la sua nuova antenna nella capitale saudita, alla presenza del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
L’accordo tra Cdp, Simest e Jiacc – sottoscritto alla presenza di Tajani e del ministro degli Investimenti saudita Khalid A. Al Falih – punta a costruire un canale stabile di collaborazione tra imprese italiane e aziende dei Paesi arabi, con particolare attenzione alle opportunità offerte dal mercato saudita. L’obiettivo è facilitare l’accesso delle aziende italiane ai mega-programmi legati alla Vision 2030 e promuovere partnership industriali e commerciali ad alto valore aggiunto.
Il Memorandum prevede iniziative congiunte in quattro aree chiave: business matching, attività di informazione e orientamento ai mercati arabi, eventi e missioni dedicate, e supporto ai processi di internazionalizzazione. «Questo accordo consolida l’impegno di Simest nel supportare l’espansione delle Pmi italiane in un’area strategica e in forte crescita», ha commentato il presidente di Simest, Vittorio De Pedys, sottolineando come la collaborazione con Cdp e Jiacc permetterà di offrire accompagnamento, informazione e strumenti finanziari mirati.
Parallelamente, sempre a Riyad, si è svolta la cerimonia di apertura del nuovo presidio SIMEST, inaugurato dal ministro Tajani insieme al presidente De Pedys e all’amministratore delegato Regina Corradini D’Arienzo. L’antenna nasce per fornire assistenza diretta alle imprese italiane impegnate nei percorsi di ingresso e consolidamento in uno dei mercati più dinamici al mondo, in un Medio Oriente considerato sempre più strategico per la crescita internazionale dell’Italia.
L’Arabia Saudita, al centro di una fase di profonda trasformazione economica, ospita già numerose aziende italiane attive in settori quali infrastrutture, automotive, trasporti sostenibili, edilizia, farmaceutico-medicale, alta tecnologia, agritech, cultura e sport. «L’apertura dell’antenna di Riyad rappresenta un passo decisivo nel rafforzamento della nostra presenza a fianco delle imprese italiane, con un’attenzione particolare alle Pmi», ha dichiarato Corradini D’Arienzo. Un presidio che, ha aggiunto, opererà in stretto coordinamento con la Farnesina, Cdp, Sace, Ice, la Camera di Commercio, Confindustria e l’Ambasciata italiana, con l’obiettivo di facilitare investimenti e cogliere le opportunità offerte dall’economia saudita, anche in settori in cui la filiera italiana sta affrontando difficoltà, come la moda.
Le due iniziative – il Memorandum e l’apertura dell’antenna – rafforzano dunque la presenza del Sistema Italia in una delle aree più strategiche del panorama globale, con l’ambizione di trasformare le opportunità della Vision 2030 in collaborazioni concrete per le imprese italiane.
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«Sono molto soddisfatta dell’approvazione all’unanimità in Parlamento del disegno di legge del governo che introduce il reato di femminicidio. È un segnale importante di coesione della politica contro la barbarie della violenza sulle donne. Aggiungiamo uno strumento in più a quelli che avevamo già previsto».
Lo afferma in un video il premier Giorgia Meloni, commentando il via libera definitivo alla Camera del ddl sui femminicidi.
Il presidente del Consiglio ricorda poi gli altri interventi, che vanno dal «rafforzamento del Codice Rosso» al raddoppio delle risorse «per i centri antiviolenza e per le case rifugio».
«Sono passi concreti che ovviamente non bastano, ma dobbiamo continuare a fare ogni giorno di più per difendere la libertà e la dignità di ogni donna».