Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, al Giorno de la Verità su nucleare, bollette e revisione delle politiche energetiche europee.
«Il Consiglio dei Ministri ha licenziato il disegno di legge che a giorni dovrebbe arrivare in Parlamento, come detto dal Presidente del Consiglio». Parla della legge delega sull'energia nucleare il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, al Giorno de la Verità, intervistato dal condirettore Massimo De Manzoni. «Approvato il disegno di legge che io mi auguro possa vedere la luce per fine anno, ma i tempi li autodecide il Parlamento, poi ci sono 12 mesi per le norme attuative che devono vedere gli interventi nei vari settori». L'obiettivo, spiega, «è quello di creare il quadro giuridico per valutare, al momento opportuno, la ripresa di produzione dell’energia nucleare e poi i nuovi reattori». Si tratta degli small modular reactor. «Non si parla più di grandi centrali, il mondo sta dando verso una direzione diversa: quella dei piccoli reattori. La gente si chiede dove verranno verranno eventualmente installati, ma pensate ad esempio alle navi mercantili che sono a propulsione nucleare e non possono entrare nei nostri porti. In futuro avranno dei reattori da 20 Megawatt e dovranno poter entrare nei nostri porti». Il Ministro chiarisce in che modo si tutelerà anche il territorio: «Per rendere l’idea: una centrale da 300 Megawatt ha una produzione pari a 2.000-2.200 Megawatt di fotovoltaico, a cui vanno aggiunti gli accumuli. Questo vuol dire anche tutelare il territorio».
Sulle politiche energetiche europee, incalzato da De Manzoni commenta: «Nel 2020 le visioni erano un po’ esagerate, anche pensando alle idee sui motori delle auto. Il motore endotermico a emissioni zero - spiega - è la dimostrazione del fallimento dell’idiozia degli obiettivi per il 2035 che vietava il motore endotermico. In Europa bisogna tornare con i piedi per terra».
Infine sulle bollette: «Per 40 anni siamo stati dipendenti dal gas , ma ora i costi sono molto alti: vanno riequilibrate le cose pensando anche alle rinnovabili, ma non solo».
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Da sinistra: l'ad di Philip Morris Italia Pasquale Frega, il vicedirettore della Verità Claudio Antonelli, il direttore di Adm Roberto Alesse e il prorettore del Politecnico di Milano Giuliano Noci
Per il prorettore del Politecnico di Milano, Giuliano Noci, intervenuto a Il giorno de La Verità, l'Unione europea può fare da arbitro tra Usa e Cina, ma si muove troppo lentamente. Al panel su economia globale, dazi e nuovi equilibri geopolitici sono intervenuti anche il direttore di Adm, Roberto Alesse: «La questione doganale è diventata un tema geopolitico», e l'ad di Philip Morris Italia Pasquale Frega: «Investire è ancora possibile».
Dopo l'intervista al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il vicedirettore della VeritàClaudio Antonelli ha accolto sul palco de Il giorno de La Verità il presidente e ad di Philip Morris Italia Pasquale Frega, il direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli Roberto Alesse e il prorettore del Politecnico di Milano Giuliano Noci.
Per Alesse, la questione doganale è diventata «tema geopolitico» in un mondo che ha imboccato la strada della deglobalizzazione. «Oggi il controllo dei confini è centrale. L’intelligenza artificiale ci aiuterà a migliorare quantità e qualità dei controlli sulle merci», ha spiegato. Noci ha offerto una lettura geopolitica: «L’Europa ha una grande opportunità. Chi sta tra due contendenti può diventare arbitro, ma deve muoversi unita». Ha criticato il ritorno di Trump alla Casa Bianca, definendolo «nefasto per la credibilità degli Stati Uniti». E ha lanciato una provocazione: «Se l’Europa emettesse debito comune, potrebbe diventare il rifugio preferito per gli investitori globali. Ma siamo troppo lenti, e disuniti». Infine, Frega ha portato il punto di vista dell’impresa. «Philip Morris ha scelto l’Italia come centro della sua trasformazione. A Bologna abbiamo creato una filiera d’eccellenza, posti di lavoro, un istituto di formazione. Sosteniamo il sistema Paese». Ma ha anche denunciato un quadro normativo europeo che spesso ostacola gli investimenti: «L’Europa è nata per favorire il mercato, ma in alcuni casi finisce per fare l’opposto».
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Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso all'evento «Il giorno della Verità»
A Il giorno della Verità, nell'ambito del panel sull’economia globale si discute di dazi, competitività e futuro dell’Europa con il ministro delle Imprese e del Made in Italy: «Serve velocità nei negoziati». Sull'Ilva: «Aspettiamo l'esito del voto per capire l'approccio del comune al tema delle bonifiche. Oltre agli azeri altri due partner di nuovo interessati».
«Economia globale, dazi, nuovi equilibri geopolitici». Si è aperta con questo tema la seconda edizione de Il giorno della Verità, organizzata dal nostro quotidiano nella cornice di Palazzo Brancaccio a Roma. Un dibattito denso e attuale, moderato dal vicedirettore Claudio Antonelli, che ha coinvolto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.
Dopo una breve introduzione affidata al direttore Maurizio Belpietro che insieme alla giornalista Rai Manuela Moreno ha aperto i lavori dell'evento annunciando che Il giorno de La Verità «diventerà un appuntamento stabile, probabilmente sempre a Roma», sottolineando l’obiettivo di costruire un’occasione periodica di confronto su politica, esteri, industria, energia e finanza, è salito sul palco il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Sollecitato dalle domande del vicedirettore della Verità, Claudio Antonelli, Urso ha messo in guardia dai rischi di uno scontro commerciale frontale tra Stati Uniti e Cina: «Un’escalation tariffaria tra Washington e Pechino avrebbe effetti devastanti anche sull’Europa», ha detto, riferendosi al possibile innalzamento dei dazi americani fino al 145%. Per questo, ha sottolineato, è fondamentale che si chiudano positivamente sia il negoziato tra Usa e Commissione europea - a cui l’Italia partecipa attivamente - sia quello tra Stati Uniti e Cina. Sulle lentezze dell’Ue, Urso ha parlato apertamente di «tempi non compatibili con l’epoca che viviamo», puntando il dito contro la farraginosità delle procedure decisionali europee, come nel caso dell’automotive. Un settore in cui, ha ricordato, l’Italia ha trovato alleati tra le imprese, Stellantis in primis.
Nel corso del dibattito, il ministro Urso ha affrontato anche il nodo dell’ex Ilva di Taranto, alla vigilia del ballottaggio comunale. «Rispettiamo il voto dei cittadini - ha detto - e incontreremo i sindacati lunedì pomeriggio, dopo il responso. Se i tarantini daranno mandato a procedere con l’Aia e il rigassificatore, ci saranno le condizioni per una riconversione industriale. Altrimenti ne prenderemo atto». Urso ha ricordato che uno degli altiforni è attualmente sotto sequestro e che ogni passo dovrà avvenire «con la condivisione di tutti gli attori in campo» e sottolineato come «oltre agli azeri ci sono altri due partner che hanno manifestato di nuovo interesse per lo stabilimento».
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