2021-09-25
«Donne? Intoccabili. Eppure la violenza sugli uomini esiste»
Carmen Llera (Getty Images)
Carmen Llera, scrittrice e vedova di Alberto Moravia: «Difendo la Palombelli. Qui ci sono strumenti per tutelarsi prima di diventare vittime».Cominciamo?«Cominciamo. Però vorrei fare una premessa».Prego.«Siccome trattiamo argomenti sui quali le strumentalizzazioni e le mistificazioni si sprecano, voglio dire che parlo da donna occidentale, cresciuta in una famiglia in cui non c'è mai stata alcuna differenza tra uomini e donne. Una famiglia che mi ha inculcato l'idea che lo studio era la strada per l'autonomia. Sono una persona fortunata. Non ho mai sofferto mancanze di libertà o forme di violenza. In collegio dalle suore ho appreso una disciplina positiva. Sono arrivata in Italia a 24 anni con un contratto con l'università di Palermo, imparando presto cosa vuol dire muoversi da sola nel mondo».L'accento franco-spagnolo, che le deriva dalle origini pirenaiche, spezia di sensualità la voce di Carmen Llera Moravia, scrittrice, autrice, giornalista, vedova di Alberto Moravia, conosciuto a Sabaudia, in occasione di un'intervista su Luis Buñuel. Il loro legame è durato un decennio, dal 1986 fino alla morte di lui, avvenuta nel settembre 1990, sono stati sposati. Nel maggio scorso, Bompiani ha ripubblicato Diario dell'assenza, il libro più intimo di Carmen Llera. Qualche giorno fa, invece, lei ha scritto a Dagospia una lettera di solidarietà a Barbara Palombelli: «Dire che ha giustificato con le sue parole i femminicidi è falso». Per questa intervista non ha posto condizioni, non ha chiesto riletture, non ha fatto le bizze.Pur di difendere Barbara Palombelli è uscita dal suo guscio?«Non sto in un guscio, chi vive a Roma m'incontra di continuo, anche se non faccio vita mondana. Non frequento i social, non vado in televisione, Barbara è un'amica. Non avevo visto Forum, guardo appena un tg al giorno, anzi due, uno italiano e uno internazionale. Ma avevo letto gli articoli di Michela Murgia e Selvaggia Lucarelli… Ho scritto, senza dirglielo, perché ho trovato ingiusto che l'abbiano accusata d'indulgenza verso i femminicidi. La sua vita dimostra quanto sia sensibile nei confronti delle persone che subiscono violenze».Come sono le sue giornate?«Fin da piccola ho imparato una certa disciplina. Vado a letto alle 21, non esco a cena, se m'invitano ci vediamo a colazione. Mi alzo alle 5 ed esco alle 6 e mezza. Cammino molto, compro i giornali, leggo, mi occupo della Fondazione Moravia, i miei libri sono l'ultimo pensiero. Ogni pomeriggio, vedo un film rigorosamente al cinema».Ha detto che conduce una vita frugale come i monaci: dobbiamo crederle?«Diciamo che sono una persona disciplinata. Ho una casa minimalista, con le poche cose che piacciono a me, e tanti spazi liberi perché sono claustrofobica. Forse posso risultare frugale agli occhi degli altri. Detesto i tavolini all'aperto, con persone che mangiano, bevono e urlano a tutte le ore. Roma non ha più un centimetro libero».Ha detto che la ricerca dei piaceri della carne la annoia: dobbiamo credere anche a questo?«Non ho mai cercato i piaceri della carne. Se succede, succede. Disapprovo le dipendenze, sia dalle persone che dagli oggetti. Non bevo, non fumo, non mi sono mai drogata. Sono un po' rigida nei confronti di chi ha delle dipendenze. Le mie sono dai libri, dal cinema e dall'aria aperta. Poi ho molti amici scrittori, registi, persone comuni».Che frequenta in salotti diurni.«M'invitano specialmente a colazione. Con Enrico Mentana e Luca Barbareschi facciamo lunghe chiacchierate...».Cinema, letteratura e niente tv? «Mi annoia. I talk show non li ho mai guardati, non per questo sono fuori dall'informazione». Le serie, parenti strette del cinema?«Non fanno per me perché sono impaziente. Meglio una storia che inizia e finisce in due ore. Amo il rito del cinema, la sala, il grande schermo, le bustine di Haribo, le caramelle gommose. Per questo i bambini vengono volentieri con me. La tv non mi diverte e preferisco dedicarmi a ciò che lo fa».Per esempio?«Viaggiare, anche se da un anno e mezzo non mi muovo. Prima della pandemia vivevo tra Roma e Parigi, ora no. M'impegna molto e anche mi gratifica la fondazione. Domenica saranno 31 anni che è mancato Alberto: non è facile gestire i diritti e le traduzioni delle sue opere».Una persona di buon senso come può immaginare che la Palombelli volesse giustificare i femminicidi?«Sembra che sui social, che conosco poco, alcune persone vivano in attesa di cogliere qualcuno in fallo, per scagliarsi contro di loro. Poi c'è il conformismo di quelli che si mettono sempre dalla parte giusta».Se l'argomento è sensibile bisogna usare parole molto controllate?«Non c'è comportamento esasperante che giustifichi la morte di qualcuno».Come giudica il fatto che gli attacchi più feroci siano arrivati da donne?«Ringraziamo la solidarietà femminile. Personalmente, non divido il mondo in uomini e donne né in categorie sessuali».Si trova in splendida solitudine?«Per me esistono persone più o meno sensibili e più o meno intelligenti. Moravia diceva: “Mia moglie è molto dura, non è sentimentale". Sì, in Italia vedo molto sentimentalismo. Ma non sono dura, uso la ragione per interpretare la vita. Non mi sono mai trovata in un mondo nel quale essere donna è un handicap. Anche in Sicilia, a Palermo, dove ha avuto inizio la mia vita da adulta, ho trovato gentilezza e dolcezza».Dopo la riprovazione della Lucarelli e della Murgia è arrivata quella di Lilli Gruber.«È vero, ci sono i carnefici e le vittime, come dice lei. Ci sono anche le situazioni tragiche delle donne afghane, del Medio oriente, dello Yemen... Ma una donna occidentale ha gli strumenti per difendersi prima di diventare vittima. Nelle coppie, in famiglia. Se sto con una persona che mi tira i capelli, dopo mezz'ora me ne vado. Si può trovare aiuto in sé stessi e anche da fuori».Servono più donne in politica?«Ho declinato più volte l'invito a candidarmi al Parlamento europeo. È un problema mio perché non ho predisposizione per i compromessi e in politica sono necessari. Non è questione di destra o sinistra, voglio essere libera di esprimere quello che penso in ogni momento. Per questo non ho mai preso tessere di partito. Anche le quote rosa… Quel segretario non ha messo donne in lista… Luoghi comuni. Suggerirei di scegliere persone competenti, prescindendo dal genere».Appena si affacciano, Maria Elena Boschi e Giorgia Meloni sono maltrattate.«Vengono massacrate per l'abbigliamento o perché hanno un chilo di troppo».Come giudica il fatto che non ci sia ancora la parità nelle professioni? «Forse non sono la persona più adatta per parlare di questi temi perché sono molto fortunata. Però mi risulta che ci siano anche donne, non solo uomini, che esercitano violenze su altre donne, nelle università, nel mondo dello spettacolo…». Nella narrazione corrente le donne appaiono immacolate?«In Francia si dice intouchables. Io non uso nemmeno la parola femminicidio. Certo, le donne sono più fragili. Ma la violenza è tutta da condannare, anche quella sugli uomini o sulle vittime della pedofilia, di cui si parla meno».Lei che rapporto ha con le donne?«Molto complice. La bambina del mio portiere viene al cinema con me. Sono felice amica di Lia Levi che presto compirà 90 anni. Non sono competitiva. Con Dacia Maraini mantengo un eccellente rapporto. Lei è una femminista io no, ma per tutto ciò che riguarda Alberto andiamo totalmente d'accordo».Come ha vissuto la stagione del metoo?«Perché, è finita? Continuo a sentire persone che raccontano di esser state violentate 30 o 40 anni fa. Forse sono una delle poche a cui non è capitato. Non dico molestata: c'è differenza. Alcuni anni fa, tra le rovine di Palmira, scappai da un pastore che m'insidiava. Quella sarebbe stata violenza. Non lo è quando qualcuno che m'invita nella sua stanza d'albergo mi apre la porta in accappatoio. Se entri conosci rischi e pericoli. Sbaglierò, ma le rivelazioni 20 o 30 anni dopo mi convincono poco. Nei rapporti tra adulti, con il regista o il produttore, credo ci sia sempre la possibilità di difendersi e negarsi».Per il pensiero mainstream anche il principe azzurro che bacia Biancaneve è un molestatore.«Stupidaggini».Come cambierà la letteratura quando si dovrà sostituire il genere maschile e femminile con l'asterisco?«La prego, è una forma di conformismo che mi preoccupa molto».Dovremo cambiare le tastiere per introdurre i caratteri schwa?«Io non cambio niente».Il femminismo…«Che io non ho vissuto».… con la festa delle donne e il tempo delle donne si è trasformato in donnismo?«Forse ho un animo maschile, ma detesto le mimose e non festeggio l'8 marzo».Che cosa pensa dell'ideologia gender?«Non ho certezze. Se avessi un figlio fluido non so come reagirei». Fosse in Parlamento voterebbe in favore del ddl Zan?«Forse sì, ma vorrei documentarmi meglio». Ultimo libro letto?«Blu cobalto di Céline Menghi, una psicanalista lacaniana».Ultimo film amato?«Supernova con Stanley Tucci e Colin Firth, due attori giganteschi che affrontano temi importanti come l'Alzheimer e l'eutanasia, una soluzione che, da persona razionale, mi trova favorevole. Anche Qui rido io di Mario Martone mi è piaciuto».Il suo rifiuto di social e televisione è critica della contemporaneità?«Non è una critica, ma disinteresse. Intrattengo rapporti con persone che scelgo io e sono molte, anche all'estero. Non posso avere rapporti veri con il mondo intero».Che cosa le ha lasciato il collegio di suore dove ha trascorso l'adolescenza? «Un senso di ordine che mi è servito a vivere da sola. Penso che la famiglia italiana sia troppo protettiva e non sia un bene rimanere a lungo in casa con i genitori. Ho visto La mala educacion di Pedro Almodóvar e so che ci esistono perversioni e pedofilia. A me non è capitato, per questo dico che sono stata fortunata. Uno dei miei ricordi del collegio è che quando ci passava davanti il Tour de France uscivo in strada a tifare Poulidor, il mio eroe».Che cosa le manca di più di Alberto Moravia?«La sua intelligenza, il suo non conformismo e la complicità che c'era tra noi».Cosa direbbe del politicamente corretto?«Non parlo per altri».C'è qualcosa o qualcuno che le trasmette speranza?«Sono totalmente fatalista. Il futuro non so cosa sia. Vivo il presente, senza speranza».Ma non si sta bene.«È così. Ho vissuto e vivo intensamente, ma l'umanità generalizzata e la globalizzazione non mi piacciono. Che devo farci?».
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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