
Il forfait parigino di Sinner scatena polemiche su fidanzata, pubblicità e attaccamento all’azzurro. Ma se non è al 100% rischia di compromettere la difesa del trono Atp. Partiamo da un fatto: il tennis in Italia ha rimpiazzato nell’immaginario nazionalpopolare lo sci dei tempi di Alberto Tomba (e la Nazionale di calcio quando faceva il suo dovere e non veniva ridicolizzata persino nelle qualificazioni ai Mondiali). È argomento da bar che innesca le sentenze dei non addetti ai lavori, dunque di tutti coloro che prima dell’avvento di Jannik Sinner non conoscevano neppure la forma di una racchetta. Ma lo strapotere mediatico del nostro numero uno al mondo rischia di ritorcersi contro di lui. Soprattutto dopo la rinuncia alle Olimpiadi di Parigi, a causa, pare, di un’ostile tonsillite che non vuole saperne di andarsene. Sui social è già gogna mediatica: colpa della fidanzata tennista Anna Kalinskaya, scrivono i più guasconi, lasciando intendere che alle attività di campo, il fenomeno della Val Pusteria stia scoprendo intrattenimenti più ludici e testosteronici. No, colpa delle troppe pubblicità in tv, spiegano altri, lo fanno faticare troppo e poi si ammala. Gran furbastro, sostengono altri ancora, in verità sta benissimo, ma vuole risparmiare energie. Insomma, essere il più grande tennista italiano di tutti i tempi a soli 22 anni prevede queste conseguenze. La differenza rispetto alla rinuncia di Tokyo 2021 però emerge. A quel tempo Sinner era ancora un giovinetto dal futuro radioso tutto da scrivere. Si è concentrato sul suo percorso Atp dosando le energie e optando per qualche rinuncia (Olimpiadi comprese) e in pochi anni ha portato a casa un Australian Open, due Master 1000, una finale alla Atp Finals, la Coppa Davis. È diventato quel numero uno su cui il Paese tutto può oggi pontificare. La rinuncia a Parigi viene da un atleta già affermato che però si rende conto di quanto il suo primato sia a rischio. Non disputare un evento che garantisce prestigio personale, ma è dispendioso per l’impegno profuso e non mette in palio alcun punto nel ranking Atp, in questo momento assumerebbe contorni quasi pericolosi. Ben venga quindi anche la tonsillite, se servisse a favorirne un’ulteriore ascesa con il prossimo Grande Slam, lo Us Open. Carlos Alcaraz gli sta col fiato sul collo, pur essendo numero 3 del mondo ha vinto Roland Garros e Wimbledon (Slam più prestigiosi di quello australiano) e sta mettendo nel mirino quello sul cemento statunitense. In più, dopo l’estate, comincerà la stagione sul cemento indoor, la superficie su cui Sinner si trova maggiormente a suo agio e nella quale dovrà difendere tanti punti conquistati l’anno scorso. In parole povere, Dolomiti Kid si sta giocando il primato mondiale, che forse val bene un’Olimpiade. A gettar acqua sul fuoco ci pensa poi il capitano di Davis Volandri: «Dispiace tanto, soprattutto per lui. Non abbiamo parlato, ma l’avvicinamento alle Olimpiadi era stato programmato correttamente. Senza il numero 1 al mondo, ovviamente gli equilibri sono cambiati. Come capo delegazione e team leader qui chiunque vorrebbe avere il numero 1 del mondo in squadra. D’altra parte per il ragazzo dispiace, perché aveva pianificato questa Olimpiade. Se poteva essere gestita meglio dopo Wimbledon? Se capita l’intoppo cerchi di gestire l’intoppo e cerchi di fare il massimo. La stagione è lunga e sai che qualcosa puoi togliere, lui non voleva togliere l’Olimpiade. Dopo Wimbledon avrebbe potuto giocare un torneo su terra, poi non lo ha potuto fare, ma aveva pianificato una settimana di allenamento su terra. Anche senza Jannik sarà comunque l’Olimpiade dell’Italia, siamo qui con una squadra forte per riportare una medaglia nel nostro Paese». Il bicchiere dunque rimane mezzo pieno. Jannik potrà riposarsi e ritrovare la forma ottimale, migliorando una stagione che già così è stata per lui la più feconda di sempre. Alle Olimpiadi potrà pensare nel 2028, magari con una bacheca pingue. L’Italia a Parigi potrà comunque godere delle prestazioni di Lorenzo Musetti, fresco semifinalista di Wimbledon che, al contrario di Sinner, ha bisogno di mettere fieno in cascina con partite inedite per colmare quella lacuna che ancora lo separa dalla top 10 planetaria.
Emanuele Fiano (Ansa)
L’ex deputato pd chiede di boicottare un editore ospite alla fiera patrocinata da Gualtieri e «reo» di avere un catalogo di destra.
Per architettare una censura coi fiocchi bisogna avere un prodotto «nero» ed etichettarlo con la dicitura «neofascista» o «neonazista». Se poi scegli un ebreo (si può dire in questo contesto oppure è peccato?) che è stato pure censurato come testimonial, hai fatto bingo. La questione è questa: l’ex parlamentare Pd, Emanuele Fiano, che già era passato alla cronaca come bersaglio dei pro Pal colpevoli di non averlo fatto parlare all’Università Ca’ Foscari di Venezia e contro il quale qualche idiota aveva mimato la P38, sta premendo per censurare una casa editrice colpevole di pubblicare dei libri pericolosi perché di destra. Anzi, di estrema destra.
Un frame del video dell'aggressione a Costanza Tosi (nel riquadro) nella macelleria islamica di Roubaix
Giornalista di «Fuori dal coro», sequestrata in Francia nel ghetto musulmano di Roubaix.
Sequestrata in una macelleria da un gruppo di musulmani. Minacciata, irrisa, costretta a chiedere scusa senza una colpa. È durato più di un’ora l’incubo di Costanza Tosi, giornalista e inviata per la trasmissione Fuori dal coro, a Roubaix, in Francia, una città dove il credo islamico ha ormai sostituito la cultura occidentale.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.






