2019-09-02
L’aspirante ministro usa parole dolci per nascondere la nuova austerità
Adesso la chiamano ristrutturazione, forse perché si usa dire così quando si abbellisce casa. Ristrutturare ha una valenza positiva e non fa certo venire in mente le tasse. Anzi, da un po' di tempo, quando si mette mano ai lavori per migliorare l'appartamento o sistemare la villetta in cui si vive, sulle (...)(...) imposte si risparmia pure, perché lo Stato ti dà la possibilità di scontare a rate le spese che hai sostenuto. Insomma, ristrutturare conviene. E così Salvatore Rossi, ex direttore della Banca d'Italia, pensionato di lusso, in attesa di un nuovo incarico, magari di un posto da ministro dell'Economia nel nuovo governo benedetto da Angela Merkel, ieri sulle pagine del Corriere della Sera spiegava che anche l'Italia deve cominciare a ristrutturarsi un po', sennò finisce come la Grecia. Una ristrutturazione che però non prevede strade e infrastrutture che ci consentano di avere servizi degni di un Paese industriale come si deve. No, ristrutturare il debito pubblico in vista delle eventuali crisi economiche che potrebbero manifestarsi. In altre parole, ristrutturare è un modo nuovo per dire tagliare, ridurre, contenere, mettere a dieta. Ovviamente, chi può non dirsi d'accordo nel far dimagrire il debito che ogni italiano si porta a spasso? Non c'è politico che non esponga, al momento di chiedere il voto, un programma che punti a fare più debiti. Tutti sono favorevoli a contenere l'esposizione finanziaria, come ogni buon padre di famiglia promette di non chiedere troppi soldi a prestito se pensa di non essere in grado di restituirli.Ma il problema non è il buon proposito di ridurre il debito pubblico, che quello è come la promessa di fare il bravo che ogni bimbo dice alla mamma prima di addormentarsi o di andare a scuola. No, il tema è come si ristruttura questo debito. E qui viene il bello, perché Salvatore Rossi, banchiere e possibile ministro, non dice come si fa. Spiega solo che il debito lo si deve ristrutturare perché se l'economia mondiale volge al peggio, se si è già indebitati fino al collo non si può fare altro che affogare. Se invece l'acqua ce l'hai alle caviglie, anche se sale un po' non si rischia di andare sotto. Monsieur de La Palisse non potrebbe che concordare. Meglio avere meno debiti che più debiti. Meglio mettere la maglia di lana che non metterla, perché se tira vento e fa freddo ti ripara. Meglio viaggiare con l'ombrello che senza, perché se piove non ci si bagna.Ciò detto e stabilito che ristrutturare è meglio che lasciar andare la casa in malora, resta da capire chi paga la ristrutturazione. Già, perché nonostante lo Stato faccia lo sconto sui lavori di recupero, sebbene incentivi a mettere i pannelli solari, i vetri termici, lo scaldabagno che consuma meno, alla fine il proprietario deve aprire il portafogli e saldare le fatture, perché la ristrutturazione non è gratis. Oh sì, si può dire che è un investimento per il futuro, un modo per dare un maggior valore alla propria casa. E tuttavia ristrutturare costa e anche tanto. Dunque Salvatore Rossi dovrebbe spiegare agli italiani, prima magari che gli italiani lo scoprano quando il suddetto banchiere occuperà la scrivania di Quintino Sella, come si fa a ristrutturare il debito e soprattutto a chi verrà inviata la fattura a saldo. Scriviamo questo perché abbiamo un terribile sospetto, ovvero che dietro al verbo ristrutturare si nasconda un verbo assai più sgradito, ossia tassare. Già, perché per tagliare il debito ci sono solo due modi: il primo è ridurre le spese e dunque risparmiare dei soldi che concorrano a far rimborsare il debito, oppure aumentare le imposte così da avere denaro a disposizione per abbassare il debito. Tradotto, non vorremmo che dietro la suadente formula della ristrutturazione si nascondesse la più classica delle abitudini italiane, ovvero un prelievo forzoso, tipo quello che anni fa fece Giuliano Amato e che, con la scusa dell'Europa, replicarono sia Romano Prodi (chiamandolo eurotassa) che Mario Monti (con l'Imu). Anche all'epoca la stangata era nel nome del popolo italiano, cioè per il suo bene. Adesso, per il nostro bene, magari vorrebbero convincerci che con una bella patrimoniale potremmo ristrutturare il Paese. Del resto, l'Europa, dopo averci espropriato del governo, punta proprio a quello, ovvero a far fuori anche i risparmi privati. Un tesoretto che fa gola a tanti eurocrati, che non vedono l'ora di gestire con i soliti metodi anche i nostri soldi. Magari dicendoci che poi staremo meglio.
Jeffrey Epstein (Getty Images)
Nel riquadro, Giancarlo Tulliani in una foto d'archivio