2019-05-12
Disse di aver avuto 2.000 donne. Ma la sua ossessione erano le minorenni
Una sedicenne dichiarò che era una vera macchina del sesso. Charlie Chaplin ammirava Benito Mussolini, ma si schierò sempre a favore della pace.Era ossessionato dalle donne e dal sesso. Celebre la sua imitazione di Adolf Hitler, ammirava invece Benito Mussolini, ma si schierò sempre a favore della pace. Tante le guerre giudiziarie con le numerose mogli. Di Charlie Chaplin è famoso soprattutto il suo inimitabile personaggio, Charlot. E di Charlot Chaplin ha detto: «All'inizio Charlot simboleggiava un gagà londinese finito sul lastrico... Lo consideravo soltanto una figura satirica. Nella mia mente, i suoi indescrivibili pantaloni rappresentavano una rivolta contro le convenzioni, i suoi baffi la vanità dell'uomo, il cappello e il bastone erano tentativi di dignità, e i suoi scarponi gli impedimenti che lo intralciavano sempre». E anche: «Volevo che tutto fosse una contraddizione: i pantaloni larghi, la giacchetta stretta, il piccolo cappello e le grandi scarpe. Ho aggiunto i baffetti che, pensai, avrebbero aggiunto qualche anno in più. Non avevo ancora bene in mente il personaggio. Ma nel momento in cui mi sono vestito, gli abiti e il trucco mi hanno fatto sentire chi ero. È bastato il tempo di entrare sul set per far nascere Charlot».Altre riflessioni: «Non è patetico, non è terribile che tutta questa gente mi circondi gridando “Dio ti benedica, Charlie!" e che voglia toccarmi il cappotto, e ridere o persino piangere? Li ho visti farlo, quando riescono a toccarmi la mano. E perché? Semplicemente perché li ho rallegrati. Dio, che lurido mondo è questo, che permette alla gente di passare una vita tanto abietta che se qualcuno li fa ridere vogliono inginocchiarsi e toccargli il cappotto come fosse Gesù Cristo che li risuscita». «Il mio ideale di donna? Potrei non essere davvero innamorato di lei, ma lei dovrebbe essere totalmente innamorata di me». «Ritengo che se non possiamo ridere di Hitler di tanto in tanto, allora vuol dire che la nostra condizione è peggiore di quella che crediamo. Ridere fa bene, ridere degli aspetti più sinistri della vita, persino della morte. La risata è come un tonico, un sollievo, un rimedio per attenuare il dolore». «Quando studio qualche gag che mi piace in modo particolare, e poi vado al cinema per vedere l'effetto che fa, quello che ride per primo è invariabilmente un bambino. Afferrano al volo, sempre».E di Chaplin, e Charlot, gli altri che cosa hanno detto? Alla sua morte, Federico Fellini ha scritto: «È scomparso nella stessa atmosfera natalizia in cui lo vidi per la prima volta. A Rimini i suoi film erano i più importanti, arrivavano nel periodo natalizio. Da bambini lo vedevamo come un omino cui dovere gratitudine, lo si accettava come un fatto naturale, come la neve d'inverno, il mare d'estate, Gesù Bambino. Una specie di Adamo, il progenitore da cui tutti si discende». «Chaplin ha speso tutto il suo genio per comprare sesso [...]. Seppe addirittura fingersi ebreo, cosa difficilissima, per accattivarsi il potere finanziario a Hollywood... Un amabile cinico, creatore di un personaggio umanitario» (Guido Ceronetti). «Tutto il mio amore è per Charlie Chaplin: il divino vagabondo, il divino fanciullo, il comico, il clown» (Roberto Benigni). «Chaplin è probabilmente l'uomo più sadico che io abbia mai incontrato» (Marlon Brando).Curiosità. Oltre al teatro, Chaplin si dedicava al podismo: era iscritto al club podistico di Kennington e si allenava sulle distanze lunghe; nel 1908 prese anche in considerazione l'idea di iscriversi alla maratona delle Olimpiadi di Londra, ma proprio in quel periodo si ammalò. Albert Einstein andò alla prima del film Luci della città negli Stati Uniti in compagnia dello stesso Chaplin: quando gli spettatori li videro, si alzarono in piedi applaudendoli calorosamente. E Chaplin mormorò a Einstein: «Vedi, applaudono me perché mi capiscono tutti; applaudono te perché non ti capisce nessuno». Pare che Charlie Chaplin e Paulette Goddard si siano sposati nel 1936 (per divorziare nel 1942). Tuttavia, ancora oggi, esistono dubbi se fra i due ci sia stato un effettivo matrimonio: entrambi rifiutavano di concedere dichiarazioni al riguardo e la Goddard, in lizza per ottenere il ruolo di Rossella O'Hara in Via col vento, perse per un soffio contro Vivien Leigh proprio perché non fu in grado di dimostrare di essere realmente la moglie di Charlot. Chaplin raccontava pubblicamente che si erano sposati in Cina e che avevano divorziato in Messico, ma con gli amici e la famiglia sosteneva che non erano sposati.Un cinema di New York fece l'esaurito per ben 10 anni proiettando solo film di Chaplin: dal Charlot muto ai titoli più impegnati del sonoro (che il regista non amava). Entrò così nel Guinness dei primati. Un giorno passeggiava per le strade di San Francisco e incontrò un barbone, lo portò in un ristorante e gli offrì il pranzo, dopodiché cominciò a fargli delle domande finché ottenne un racconto dettagliato e divertente della vita del senzatetto. Da quel racconto gli venne l'ispirazione per Il Vagabondo. Chaplin partecipò a un concorso per il suo miglior sosia. Arrivò terzo.La famosissima bombetta e il bastone di Charlot sono stati venduti a un'asta da Christie's a Londra, nel 1995, come i due pezzi più importanti. Sono stati comprati al costo di 44.750 sterline, cioè circa 110 milioni di lire. Un capitolo a parte riguarda i rapporti con le donne. Peter Ackroyd ha pubblicato una biografia su Charlie Chaplin e ha messo in luce alcune (presunte?) ossessioni sessuali dell'attore e la sua sregolata vita sentimentale. Non c'era festa ad Hollywood nella quale non si rendesse subito gran protagonista: determinato a guadagnarsi sempre il centro dell'attenzione, sapeva mimare la parte di un bullo o quella di un assassino. Chaplin viene descritto come un uomo «ossessionato» dalle donne, soprattutto minorenni. Sembra che si vantasse spesso delle sue conquiste e ha confessato di aver avuto rapporti sessuali con più di 2.000 donne. Basso, con la testa leggermente troppo grande per il suo corpo esile e delicato, Chaplin era considerato da molti come di bell'aspetto, con i suoi profondi occhi azzurri, capelli neri e pelle chiara come l'avorio. Un uomo che non si è mai veramente fidato delle donne: ossessionato dalla paura della perdita e dell'abbandono e incline a furiosi scatti di gelosia.Una delle sue prime «scoperte» è stata la collega Edna Purviance, conosciuta quando lui aveva 25 anni: lei era una diciannovenne bionda, senza esperienza cinematografica e i due divennero più che colleghi. La relazione naufragò a causa dell'attaccamento al lavoro di Charlie, capace di girare la stessa scena anche 50 volte, prima di giudicarla perfetta. Poi, la sedicenne Mildred Harris, conosciuta a una festa nel 1918: per conquistarla inviò al suo albergo mazzi di rose rosse e la attendeva dopo le riprese, in auto. Diventarono ben presto amanti: lei gli raccontò di essere incinta e un matrimonio riparatorio fu organizzato in breve tempo. Divorziarono nel 1920 e in tribunale lei lo accusò di «crudeltà»: «Era irascibile, impaziente e mi trattava da cretina».Charlie era una vera «macchina del sesso». Dopo il flirt con la cacciatrice di dote Peggy Hopkins Joyce, la quindicenne Lita Grey, scelta per il film La febbre dell'oro. Anche lei rimase incinta e per Chaplin fu come rivivere l'incubo di Mildred: le suggerì di abortire, ma lei rifiutò. Consapevole dei 30 anni di carcere destinati a chi si fosse macchiato del reato di sesso con minori, l'attore confessò in un'intervista qualche anno dopo: «Ero scioccato e pronto a togliermi la vita quando Lita mi disse che non mi amava, ma che dovevamo sposarci». L'attrice dichiarò ai giornalisti dell'epoca che Charlie era una vera «macchina del sesso», capace di fare l'amore anche sei volte in una notte senza troppa fatica. I due divorziarono e in tribunale Lita l'accusò di aver tentato di minacciarla con una pistola, ad abortire. Ma è sulla questione «sessuale» che le sue dichiarazioni fecero scalpore: pare che Chaplin avesse «preteso e chiesto a Lita di gratificare i suoi innaturali, perversi e degenerati desideri sessuali». Le accuse furono subito negate dall'attore, che però concesse alimenti per un valore di 625.000 dollari, di cui 200.000 in fondi per i loro figli.Dopo Lita, Paulette Goddard, che gli disse di avere 17 anni quando invece ne aveva 22. Con lei recitò in Tempi moderni, la Goddard raccontò successivamente di aver subito dei veri e propri atti di «bullismo» da parte di Chaplin. Qualche giorno prima della prima de Il Grande Dittatore nel 1940 lei lo lasciò.Charles Spencer «Charlie» Chaplin (Londra, 16 aprile 1889 - Corsier-sur-Vevey, 25 dicembre 1977) nacque a East Street, nel sobborgo londinese di Walworth, in condizioni di indigenza, da un padre fannullone e una madre psicotica. Una vita «dalle stalle alle stelle». Ha raggiunto lo status di «uomo più famoso del mondo» a soli 26 anni. Nel 1943, sommerso dalle critiche dal governo americano per essere (così dicevano) guerrafondaio e comunista, Chaplin sposò un'altra donna molto più giovane, la figlia della sceneggiatrice irlandese Eugene O'Neill, Oona. Oona aveva 18 anni, Chaplin 54. Eugene, stessa età, era così furiosa che aveva diseredato Oona. Nonostante le critiche, il matrimonio durò fino alla morte di Chaplin, e ne nacquero otto figli.Il grande dittatore (1940) fu il primo film completamente sonoro di Chaplin, girato e distribuito negli Stati Uniti poco prima della Seconda guerra mondiale. Nel film, interpreta due personaggi: Adenoid Hynkel, il dittatore di Tomania, esplicitamente ispirato ad Adolf Hitler, e un barbiere ebreo perseguitato dai nazisti. Il film ebbe due candidature agli Oscar, come miglior attore protagonista e miglior sceneggiatura, ma non vinse alcuna statuetta. Memorabile la scena nella quale il dittatore danza con il mappamondo sulla musica del preludio del Lohengrin di Richard Wagner.Nel pomeriggio della vigilia di Natale del 1977, Chaplin chiese alla moglie Oona di spalancare le porte della camera affinché dalla hall sottostante potessero salire le note delle Christmas carol, secondo un rituale che si ripeteva da vent'anni. Quella stessa notte, alle 4, se ne andò per sempre, nel sonno, uno dei più grandi attori di sempre. Morì a Corsier-sur-Vevey (Vaud), in Svizzera. Fu sepolto nel piccolo cimitero della cittadina svizzera. Al suo fianco lo raggiunse Oona, nel 1991.
Un appuntamento che, nelle parole del governatore, non è solo sportivo ma anche simbolico: «Come Lombardia abbiamo fortemente voluto le Olimpiadi – ha detto – perché rappresentano una vetrina mondiale straordinaria, capace di lasciare al territorio eredità fondamentali in termini di infrastrutture, servizi e impatto culturale».
Fontana ha voluto sottolineare come l’esperienza olimpica incarni a pieno il “modello Lombardia”, fondato sulla collaborazione tra pubblico e privato e sulla capacità di trasformare le idee in progetti concreti. «I Giochi – ha spiegato – sono un esempio di questo modello di sviluppo, che parte dall’ascolto dei territori e si traduce in risultati tangibili, grazie al pragmatismo che da sempre contraddistingue la nostra regione».
Investimenti e connessioni per i territori
Secondo il presidente, l’evento rappresenta un volano per rafforzare processi già in corso: «Le Olimpiadi invernali sono l’occasione per accelerare investimenti che migliorano le connessioni con le aree montane e l’area metropolitana milanese».
Fontana ha ricordato che l’80% delle opere è già avviato, e che Milano-Cortina 2026 «sarà un laboratorio di metodo per programmare, investire e amministrare», con l’obiettivo di «rispondere ai bisogni delle comunità» e garantire «risultati duraturi e non temporanei».
Un’occasione per il turismo e il Made in Italy
Ampio spazio anche al tema dell’attrattività turistica. L’appuntamento olimpico, ha spiegato Fontana, sarà «un’occasione per mostrare al mondo le bellezze della Lombardia». Le stime parlano di 3 milioni di pernottamenti aggiuntivi nei mesi di febbraio e marzo 2026, un incremento del 50% rispetto ai livelli registrati nel biennio 2024-2025. Crescerà anche la quota di turisti stranieri, che dovrebbe passare dal 60 al 75% del totale.
Per il governatore, si tratta di una «straordinaria opportunità per le eccellenze del Made in Italy lombardo, che potranno presentarsi sulla scena internazionale in una vetrina irripetibile».
Una Smart Land per i cittadini
Fontana ha infine richiamato il valore dell’eredità olimpica, destinata a superare l’evento sportivo: «Questo percorso valorizza il dialogo tra istituzioni e la governance condivisa tra pubblico e privato, tra montagna e metropoli. La Lombardia è una Smart Land, capace di unire visione strategica e prossimità alle persone».
E ha concluso con una promessa: «Andiamo avanti nella sfida di progettare, coordinare e realizzare, sempre pensando al bene dei cittadini lombardi».
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Francesco Zambon (Getty Images)
La deposizione in mare della corona nell'esatto luogo della tragedia del 9 novembre 1971 (Esercito Italiano)
Quarantasei giovani parà della «Folgore» inghiottiti dalle acque del mar Tirreno. E con loro sei aviatori della Royal Air Force, altrettanto giovani. La sciagura aerea del 9 novembre 1971 fece così impressione che il Corriere della Sera uscì il giorno successivo con un corsivo di Dino Buzzati. Il grande giornalista e scrittore vergò alcune frasi di estrema efficacia, sconvolto da quello che fino ad oggi risulta essere il più grave incidente aereo per le Forze Armate italiane. Alle sue parole incisive e commosse lasciamo l’introduzione alla storia di una catastrofe di oltre mezzo secolo fa.
(…) Forse perché la Patria è passata di moda, anzi dà quasi fastidio a sentirla nominare e si scrive con la iniziale minuscola? E così dà fastidio la difesa della medesima Patria e tutto ciò che vi appartiene, compresi i ragazzi che indossano l’uniforme militare? (…). Buzzati lamentava la scarsa commozione degli Italiani nei confronti della morte di giovani paracadutisti, paragonandola all’eco che ebbe una tragedia del 1947 avvenuta ad Albenga in cui 43 bambini di una colonia erano morti annegati. Forti le sue parole a chiusura del pezzo: (…) Ora se ne vanno, con i sei compagni stranieri. Guardateli, se ci riuscite. Personalmente mi fanno ancora più pietà dei leggendari piccoli di Albenga. Non si disperano, non singhiozzano, non maledicono. Spalla a spalla si allontanano. Diritti, pallidi sì ma senza un tremito, a testa alta, con quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimenticato (…)
Non li hanno dimenticati, a oltre mezzo secolo di distanza, gli uomini della Folgore di oggi, che hanno commemorato i caduti di quella che è nota come la «tragedia della Meloria» con una cerimonia che ha coinvolto, oltre alle autorità, anche i parenti delle vittime.
La commemorazione si è conclusa con la deposizione di una corona in mare, nel punto esatto del tragico impatto, effettuata a bordo di un battello in segno di eterno ricordo e di continuità tra passato e presente.
Nelle prime ore del 9 novembre 1971, i parà del 187° Reggimento Folgore si imbarcarono sui Lockheed C-130 della Raf per partecipare ad una missione di addestramento Nato, dove avrebbero dovuto effettuare un «lancio tattico» sulla Sardegna. La tragedia si consumò poco dopo il decollo dall’aeroporto militare di Pisa-San Giusto, da dove in sequenza si stavano alzando 10 velivoli denominati convenzionalmente «Gesso». Fu uno di essi, «Gesso 5» a lanciare l’allarme dopo avere visto una fiammata sulla superficie del mare. L’aereo che lo precedeva, «Gesso 4» non rispose alla chiamata radio poiché istanti prima aveva impattato sulle acque a poca distanza dalle Secche della Meloria, circa 6 km a Nordovest di Livorno. Le operazioni di recupero dei corpi furono difficili e lunghissime, durante le quali vi fu un’altra vittima, un esperto sabotatore subacqueo del «Col Moschin», deceduto durante le operazioni. Le cause della sciagura non furono mai esattamente definite, anche se le indagini furono molto approfondite e una nave pontone di recupero rimase sul posto fino al febbraio del 1972. Si ipotizzò che l’aereo avesse colpito con la coda la superficie del mare per un errore di quota che, per le caratteristiche dell’esercitazione, doveva rimanere inizialmente molto bassa.
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