Ma torniamo all'inchiesta di Cuneo. I soldi partiti dalla Direkta in direzione della società di Donnini avevano un'origine diversa. Infatti, sempre il 31 agosto del 2012, la Eventi 6 della famiglia Renzi sovvenziona (anche in questo caso attività non prevista nell'oggetto sociale) la Direkta con 200.000 euro sotto forma di «finanziamento infruttifero per liquidità». Per gli uomini delle Fiamme gialle di Genova, che per primi hanno indagato sull'operazione, il denaro della Eventi 6 alla Direkta servì «per finanziare» il quarantenne Donnini, in gravi difficoltà economiche. Una versione che i diretti interessati hanno sostanzialmente confermato davanti ai magistrati. Per esempio Provenzano ha spiegato: «Tiziano Renzi mi mise in contatto con il signor Donnini Patrizio (…) il quale mi spiegò del suo lavoro nell'ambito editoriale e del fatto che un suo giornale, Il Reporter, fosse distribuito in 100/150 mila copie al mese nella città di Firenze a cura di Poste italiane. (…) Tuttavia il Donnini per concedermi l'affitto del ramo di azienda del Reporter mi disse che aveva delle difficoltà economiche con un'altra sua società e cioè la Soluzione grafica sas ed aveva bisogno di 250mila euro di prestito. (…) Pertanto, tornai da Renzi esponendogli il problema e chiedendogli se quei soldi poteva prestarmeli lui, magari non tutti ma almeno 200mila euro (…)». Qualche mese prima, ai Pm di Genova, Tiziano Renzi, all'epoca indagato per bancarotta fraudolenta e poi archiviato, aveva dichiarato: «Provenzano mi chiese un aiuto per rilevare un ramo d'azienda da Web&press, io avevo rapporti con Direkta e sapevo che avrei preso i miei soldi, scalandoli da quello che avrei dovuto versare loro per le prestazioni rese a Eventi 6. Faccio presente che in realtà il mio prestito è stato ancora maggiore perché un altro ramo d'azienda di Web&press è stato rilevato dalla Kopy3 della compagna di Provenzano, Conterno Erika. E io ho finanziato anche lei con altri 160 mila euro». Il prestito dunque venne concesso e Donnini ricevette i soldi necessari a evitare il fallimento e la consegna dei libri in tribunale. Documenti che avrebbero permesso ai magistrati di sfruculiare nei conti delle campagne elettorali renziane. Un rischio che è stato accuratamente scongiurato. Infatti due mesi dopo aver ricevuto il prezioso finanziamento, Donnini ha chiuso la sua creatura dichiarando di non avere «debiti da estinguere». Neppure quello nei confronti della Direkta che nel 2014 sarebbe rovinosamente fallita. Nei mesi successivi Donnini si dimostrò anche un cattivo pagatore, per lo meno secondo quanto affermato da Provenzano agli inquirenti: «L'accordo così come pattuito non fu rispettato dal Donnini Patrizio che non pagava nulla. A questo punto decisi di girare il credito di Direkta e Eventi 6 per il residuo di 170mila euro con apposita scrittura privata (…)». Un credito che i Renzi si accollarono, consci delle difficoltà del suo incasso.
Un altro indagato, il commercialista Pagamici, in Procura ha duramente criticato gli affari realizzati sulla direttrice Cuneo-Firenze: «Posso dire che dalle frequentazioni con il signor Tiziano Renzi a volte Provenzano, nel corso dei suoi contatti diretti, tornava a casa con novità non proprio positive e cioé, per esempio, quando ha portato a termine alcuni accordi in Toscana per l'affitto di rami d'azienda relativi al settore dell'editoria, che secondo me non erano interessanti. Tuttavia il Provenzano mi metteva al corrente di questi accordi solo a cose fatte. Un'operazione a mio parere scellerata è stata quella del finanziamento elargito a favore di Donnini Patrizio di Soluzioni grafica di Firenze che alla fine risultò un pessimo affare per Provenzano». Pagamici ha citato anche Lilian Mammoliti, bionda professionista fiorentina: per un periodo Provenzano e la sua compagna Conterno le avrebbero affidato la contabilità delle loro società. Mammoliti è l'ex moglie di Donnini e possiede il 50 per cento delle quote della Dotmedia, la grande agenzia di comunicazione del renzismo, quella che per esempio si occupa della Leopolda e che ha seguito il camper di Matteo Renzi nella corsa per le primarie del Pd. Sino al 2011 il 50 per cento delle quote erano in mano a Donnini, fondatore ed ex membro del cda della Dotmedia. Gli attuali proprietari dell'agenzia sono tutti professionisti legati a doppio filo al Giglio magico. Per esempio uno dei soci, Alessandro Conticini, ha posseduto il 20 per cento delle quote della Eventi 6, mentre suo fratello Andrea, ex agente della Dotmedia, è il cognato di Matteo Renzi. Matteo Spanò, invece, è il presidente del Credito cooperativo di Pontassieve in quota premier. Non è finita. Lo stesso Donnini e l'amministratore unico della Dotmedia Davide Bacarella (detiene il 10 per cento delle quote) sono entrati nell'agosto del 2015 nell'ufficio di Gabinetto del ministro della Difesa Roberta Pinotti. Bacarella, in cambio di 36.000 euro lordi annui, ha il compito di «valorizzare il ricorso alle tecnologie informatiche multimediali», mentre Donnini, con un compenso di 50.000 euro, deve provvedere alla programmazione e alla pianificazione di iniziative volte a far conoscere all'opinione pubblica «le azioni poste in essere dal Ministero della Difesa». I loro contratti scadranno al termine del mandato governativo.
Patrizio, come risulta dal curriculum, ha avuto anche molti altri incarichi nell'ambito del Pd renziano: per esempio ha seguito le campagne elettorali di molti big del partito, nonostante il curriculum zoppicante. Infatti dopo le fallimentari imprese editoriali, Donnini, nel 2012, quasi quarantenne, si è iscritto a un corso di recupero di anni scolastici a Boscoreale in provincia di Napoli e in un biennio si è diplomato in ragioneria. Da allora Donnini ha iniziato a collezionare incarichi e visibilità, forse con l'ausilio della Madonna di Medjugorie, che ha imparato a pregare nei viaggi condivisi con Tiziano Renzi in terra bosniaca. Nel 2016 è entrato in quota renziana nel consiglio direttivo dell'associazione Fino a prova contraria, un variegato think tank che punta «a una giustizia equa ed efficiente» e non risparmia strali alle toghe. Utile testa di ponte per le future battaglie antimagistratura dei Giglio magico renziano.